Il libro, dal titolo “Ferrovie portatili della prima guerra mondiale” svela un mezzo di trasporto quasi sconosciuto e interessantissimo usato durante il primo conflitto bellico anche nelle nostre zone. Di che cosa si tratta? Erano delle piccole ferrovie i cui binari erano formati da elementi prefabbricati, che potevano essere installate velocemente, proprio come i trenini modello. Erano state inventate verso la fine del 1800 per l’industria e l’agricoltura e poi adattate all’uso militare. In Italia sono conosciute come Decauville, dal nome dell’ingegnere che per primo le industrializzò; sono conosciute anche col nome tedesco Feldbahn.
Il numero di soldati impiegati e le grandi armi usate durante la prima guerra mondiale rendevano necessario l’uso di mezzi di trasporto efficienti. Le strade sterrate non reggevano il traffico militare, i camion erano ancora poco affidabili, le ferrovie non arrivavano fino a tutte le zone di combattimento.
Una delle soluzioni ai problemi di trasporto furono queste ferrovie. Venivano posate dove era necessario, spesso sulle strade e con limitati lavori di preparazione. Gli elementi di binario venivano trasportati sul luogo di posa dagli stessi treni e poi, data la loro leggerezza, venivano scaricati e messi in opera a mano. Lo scartamento, cioè la distanza tra le facce interne delle rotaie, più comune era di 60 cm, ma vennero usati anche i 50 cm, 70 cm, 75 cm, 76 cm. Finito l’utilizzo venivano smontate e potevano essere usate in altri luoghi.
In provincia di Belluno ne vennero costruite alcune: da Bribano ad Agordo e forse Caprile; da Feltre a Fonzaso, Arsiè e Fastro (collegavano la ferrovie del Piave e della Valsugana con una teleferica); da Ponte nelle Alpi verso il Fadalto; da Calalzo ad Auronzo e Fedèra Vecchia.
Tra la Val Pusteria a Calalzo ne vennero costruite varie: una italiana da Peaio a Zuel, collegata tramite teleferica alla stazione di Perarolo; una austroungarica da 70 cm, con treni benzo-elettrici, da Niederdorf – Villabassa o Toblach – Dobbiaco a Cortina, che poi venne estesa fino a Calalzo, cambiando scartamento italiano di 75 cm, passando a quello di 70 cm.
Nella pianura veneta e friulana vennero posate reti di ferrovie Decauville molto estese e intricate; vennero posati piccoli tratti per collegare le stazioni ferroviarie ai magazzini militari. I treni di queste ferrovie venivano trainati da animali, locomotive a vapore o anche dalle prime macchine a benzina. Vennero usate anche la trazione elettrica sia a batteria che tramite linea aerea.
Oltre ai treni tradizionali vennero costruiti anche degli interessanti treni benzo-elettrici con trazione distribuita: ogni vagone aveva dei motori di trazione. Erano molto agili, potevano superare salite molto ripide e viaggiare su binari leggeri; vennero costruiti per gli scartamenti da 60 cm in su. Sulla ferrovia del Piave, tra Calalzo e Busche, vennero usati quelli a scartamento normale. Questi treni a scartamento ordinario, chiamati B-Zug, potevano viaggiare anche sulle strade oltre che sulle ferrovie cambiando i cerchioni delle ruote.
Dopo la fine della guerra molte di queste ferrovie e i loro treni vennero utilizzati dall’industria. A Farra d’Alpago ne venne realizzata una per una segheria, mentre in Cansiglio un’altra, chiamata ferratina, venne installata già prima della guerra. Attualmente esistono anche delle belle riproduzioni modellistiche sia di locomotive che di vagoni, tra cui quelle di MinitrainS e Bachmann, in scala H0e (acca-zero-e).