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La Stanga

storia di un albergo e di una cucina rinomata

La Stanga

storia di un albergo e di una cucina rinomata

Da un registro veniamo a sapere quando cominciò a funzionare l’albergo. Costruito da Andrea Segato, fratello minore del celebre Girolamo, fin dall’inizio fu preso in affitto da Giuseppe Zanella di Agordo che, col fratello Angelo, gestiva il servizio delle Messaggerie da Agordo a Belluno con carrozze e cavalli. Quello era il posto ideale sia per il cambio dei cavalli che per una sosta ristoratrice. L’albergo era privo di arredi, che egli via via acquistò. Essendo luogo di sosta anche di carrettieri, carbonai e boscaioli, grande era il consumo di vino e grappa. Il vino arrivava da Este, Soligo, Fonzaso, Arsié, Conegliano, Vittorio Veneto e dalla Sicilia; la grappa da Arsié, Bergamo, Udine. Il vino si acquistava in mastelli (1 era pari a litri 74,733) e boccali (1 equivaleva a litri 1,86). Si pagava in fiorini austriaci (1 era pari a £. 2,35 italiane). Per i pranzi e le cene venivano servite carni di capretto, vitello, manzo, camoscio e di altre specialità come tordi, baccalà, rane, teste e trippe di vitello, per le quali l’albergo era famoso. Morto nel 1871 Andrea Segato, ereditò l’albergo la figlia Corinna. Soltanto nel 1893 Zanella riuscirà ad acquistarlo da lei unitamente ai terreni adiacenti e alle montagne soprastanti; per il pagamento, si farà dare un prestito da un possidente di Agordo di £. 14.000 (una somma notevole) da restituire entro 14 anni.
I figli gestiscono l’albergo dagli inizi del 1900
Giuseppe Zanella morì nel 1901; ereditarono l’albergo e gli altri beni i sui tre figli: Rosina che era detta la parona, Maria e Menegheto. Sarà Maria, chiamata la paronzina, a prendere in mano (raggiunta la maggiore età) le attività della famiglia essendo l’unica dotata della stessa intraprendenza paterna: sarà lei la regina della cucina. Nell’albergo la cucina era dotata di pentole smaltate, teglie, caliere, mestoli, secchi e altra attrezzatura di rame. Sul larìn era sempre appesa una pentola da 15 litri per avere pronta l’acqua calda. Nella sala da pranzo c’erano tavole (per un totale di 50 posti) allungabili all’occorrenza.

L’illuminazione era fornita (fino al 1943) da lampade ad acetilene appese al soffitto. Il vino e la grappa venivano serviti nelle caratteristiche misure di vetro: da litro per il vino, da cuchét (1 decilitro) per la grappa. Maria era una cuoca molto brava, gelosa delle sue ricette; cucinava da sola sul larìn e sulla fornèla: al tocco finale nessuno doveva assistere! La cucina era famosa per alcune specialità: risotto coi fegatini e quello con le rane, capretto, polenta e osèi e polli allo spiedo, baccalà, trippe.

Tanti si fermavano a mangiare le polpette. La cucina era talmente rinomata che era citata nelle guide turistiche. I tre fratelli Zanella, con altri nomi, sono pure tra i protagonisti del romanzo La recita di Giovanni Perego, un tempo noto giornalista della TV. Addirittura il poeta Giovanni Olivotto, conquistato dalla sua cucina, dedicò alla signorina Maria un elogio in versi dialettali. Quanto alle camere, erano così dislocate: due si trovavano sopra la sala, una sopra la cucina, una sopra la spazzacucina, una al 2° piano. In ognuna c’erano 2 letti con lenzuola in tela di cotone. Le camere non avevano né luce (c’erano candele) né acqua corrente; in ognuna c’era una brocca piena d’acqua e un lavandino di marmo con sotto un secchio; mancavano pure i servizi igienici: ciascun ospite aveva il suo bocàl. I vater erano su per le scale: l’acqua arrivava dal vicino Ru da Molìn. Come carta igienica si usavano le pagine del Gazzettino.

La tradizione continua
Maria, donna ruvida, prese talmente a benvolere Germana, la piccina figlia di una sua dipendente, da lasciarle l’albergo, nel frattempo gestito solo come ristorante. Fu cosi che la piccina, divenuta adulta e con figli, assunse la gestione dell’albergo, che passerà prima ai figli Giorgio e Grazia e infine a Patrizia e al marito Luca, attuali gestori e proprietari. Con loro continua la tradizione della cucina rinomata. Oggi vengono serviti ancora i piatti storici (specialità della casa): testina di vitello con cipolle, deliziose polpette (preparate con una ricetta esclusiva e molto consumate anche dalle comitive: famosa la Coppa Polpetta) e lo zabaione, preparato sopra lo storico larìn. Nel 2008 la Giunta Regionale del Veneto ha iscritto il ristorante nell’elenco dei locali storici. In anni più recenti in un ambiente rustico è stato allestito un piccolo museo con carrozze e attrezzature che ricordano le Messaggerie; è stato aperto inoltre un bed & breakfast in locali storici annessi all’albergo. Per chi volesse saperne di più, esiste il libro La Stanga di Sedico.

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