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La ricchezza della diversità

La ricchezza della diversità

C’era già il PRM (Picchio Rosso Maggiore), cosa serviva anche quello Minore? E supposto che il Maggiore sia arrivato lui per primo (tocca pensarlo per il nome che porta)!

Come se non ce ne fossero già tanti di uccelli, col corpo affusolato, le zampette, il becco, le piume e le ali. Le ali per volare! Pipistrelli e Cervo Volante a parte (l’eccezione che conferma la regola), per dire che un qualcosa in movimento, magari per aria, è un uccello basta guardare se ha le ali, meglio se piumose.

Ma già dopo i primi della classe (la maestosa Aquila, il romantico Gabbiano delle discariche, la scattante Rondinella…) l’elenco si arricchisce di nomi sospetti. L’intelligente Pita (potrebbe essere l’occasione di smetterla di considerarla una gallina) ha delle ali ridicole, lo Struzzo le sue le usa per darsi delle arie e il Pinguino come remi nell’acqua. Come si accomunano tutti questi animali? Si fa presto a dire uccelli, ma la diversità che c’è in questa classe è davvero enorme e fa pensare che Madre Natura si sia divertita a sfornare pezzi sempre nuovi. Nessuno è uguale a un altro, in un continuo susseguirsi di elementi differenti con la possibilità che prima o poi qualche novità sia portatrice di soluzioni di fronte a cambiamenti che condurrebbero all’estinzione. Il segreto della vita sulla Terra pare stia proprio nella grande varietà dei viventi, grande opportunità per andare ben oltre la semplice sopravvivenza della specie. Non importa se non capiamo il motivo della diversità. Qualche volta è bello stare in silenzio ad ascoltare: anche il bosco si ferma al tamburellare del picchio sull’albero

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