Passano i giorni, le settimane ed i mesi e finalmente “la Teresa” (nome convenzionale) porta alla luce un bel bambino; per tutti in famiglia è una festa e la puerpera viene trattata con tanto riguardo, in particolar modo dalle altre donne che abitano in famiglia.
Per questa occasione viene ammazzata una gallina affinché “la Teresa” possa avere per i primi giorni tutte le mattine un bel brodo caldo assieme anche ad un po’ di carne per il pranzo. Ed inoltre per i primi sette giorni non deve né lavarsi (se non proprio quel poco indispensabile) né andare al lavatoio per lavare indumenti né lavare i pavimenti di casa; insomma, non deve mettere le mani nell’acqua. Intanto, entro il settimo giorno dalla nascita, il piccolo nascituro viene portato in chiesa per essere battezzato con la presenza dei padrini, del papà, dei parenti e degli amici, ma non della mamma! Il battesimo con questo vecchio rito era d’obbligo entro otto giorni dalla nascita (questo anche perché vi erano parecchie mortalità infantili).
La mamma prima di poter accedere alla chiesa doveva aspettare quaranta giorni dopo il parto; gli stessi quaranta giorni trascorsi prima della presentazione di Gesù al tempio. Questo rito per il rientro della madre in chiesa (chiamato in termine dialettale “quarantena”) era il “rito della purificazione”, così chiamato perché per un certo periodo, dovuto alla gravidanza, la donna non frequentava la chiesa (e questo ovviamente per motivi di salute e sicurezza).
L’intera funzione significava il rientro della donna nella vita della comunità come rendimento di grazia per il dono della maternità. Consisteva nell’accoglienza della donna presso la porta della chiesa, dove il sacerdote vestito di cotta e stola impartiva la benedizione e, dopo tutte le preghiere e formule previste dal rituale, la stessa veniva accompagnata, tenendo con una mano un lembo della stola e con l’altra una candela accesa, prima verso il battistero e poi all’altare della Madonna per rendere grazie del dono ricevuto.
Questo rito ricorda la presentazione di Gesù al tempio ed era considerata solo per il primogenito un’offerta sacrificale in quanto, come consuetudine di tutti i popoli, doveva essere offerto alla divinità o a Dio. Tale sacrificio era usato anche per i primogeniti di tutti gli animali; Dio però non voleva certo il sacrificio umano e pertanto poteva essere riscattato con l’offerta di colombe o tortore.
Il nuovo rito, voluto dalla riforma liturgica del 29 giugno 1970, ha conservato questa pia e lodevole consuetudine nel sacramento del battesimo con la triplice benedizione finale per la mamma, per il papà e per tutti i presenti.