Potrebbe sembrare il racconto di una grande difesa che ha calcato i campi del torneo Plavis negli ultimi anni, permettendo all’US Campese di raccogliere grandi trionfi, ma questa è solo la fine di un racconto che parte molti anni fa, ancor prima dell’edizione numero 1 del Trofeo Cassol, datato 1971.
Alla fine degli anni 60, quattro giovani promettenti difensori, che non avevano ancora esordito con una prima squadra, legati dall’amore per il calcio e da un’amicizia che si protrarrà negli anni, decisero di cimentarsi in un torneo under 15, vestendo la maglia del “Falafranca”. La passione era tale che le distanze non erano un problema: bici in spalla o con lunghe camminate si raggiungeva il campo designato tra Mugnai e Villabruna con l’unico obiettivo di prendere meno goal possibili.
I “fantastici 4” Antonio “Toni” Scot, Fabio “Fedain” Pislor, Gelindo “Gere” Dalla Rosa e Renzo “Meno” Casagrande iniziarono da qui a scrivere pagine importanti, diventando negli anni successivi pilastri fondamentali per l’US Campese. A loro va dato il merito di aver creato una delle difese più rocciose e temibili che si ricordino nella storia dell’allora Trofeo Cassol.
Ma chi sono questi supereroi? Renzo “Meno” Casagrande. Il difensore più corretto tra i sopra citati; si narra abbia preso un solo giallo, tra l’altro inesistente, in tutta la sua carriera. Il secondo fallo commesso invece causò un rigore, ovviamente inesistente a favore dei rivali del Salzan. Fortunatamente non si ricordano altre sue irregolarità. Stopper vecchio stile, fisicamente molto valido anche se non dotato di una grande velocità, si è da sempre contraddistinto per sicurezza ed affidabilità.
Gelindo “Gere” Dalla Rosa. Come tutte le difese ben assortite, le caratteristiche che mancano ad un giocatore vengono sempre compensate da un altro. E Gere con la sua velocità ne è un esempio. Rapidissimo, stilisticamente molto elegante, comprese le acrobazie alla Carlo Parola, aveva come unica pecca il vizio di scambiare il pallone da calcio per uno da pallavolo, ma fortunatamente a quei tempi non esisteva il Var. Certamente qualche rigore contro non lo evitò, anche se preceduto sempre da un netto fallo dell’attaccante…
Fabio “Fedain” Pislor. Affidabilità e velocità a poco servono se non supportate da un terzino di spinta dalla grande prestanza fisica, completo in tutti i fondamentali, dotato di una buona aggressività. Forse anche troppo esagerata quando uscendo dal campo scagliò una scarpa contro il direttore di gara, reo di aver girato alcune decisioni più che dubbie alla squadra avversaria. Insomma, un motivo più che valido per far assaggiare i tacchetti a chi non porta i parastinchi.
Antonio “Toni” Scot. Ogni reparto per poter funzionare deve avere un buon direttore. E chi meglio di Toni Scot può essere considerato la guida della difesa di quei tempi e delle squadre degli anni a venire? Posizione, carisma e personalità sono le tre peculiarità che vanno a completare un reparto complementare in tutte le sue caratteristiche.
Ma ogni squadra, anche la più forte, ha sempre bisogno di qualcuno da cui prendere spunto, un punto di riferimento: Giuseppe “Bepi” Sartor. I 10 anni in più rispetto agli altri lo erigevano a figura d’esperienza, fondamentale nei momenti di difficoltà per tutte le squadre di successo. Con esperienza pluriennale anche nel campionato svizzero, fungeva da schermo davanti alla difesa, dotato d’esperienza ma anche di un’ottima tecnica, reattività e anticipo. Ma spesso la maturità derivante dall’età lo portava ad esagerare, come quella volta che, pur di guadagnare un rigore ai suoi danni, causato ad almeno 5 metri dall’area, lo portò ad un tuffo tale che con una caduta goffa si fratturò una spalla.
Concludiamo così da dove abbiamo iniziato, ripartendo dal gennaio 2020 nel racconto della squadra che per ultima ha potuto alzare il Trofeo. Successo che è stato possibile grazie anche a tutte le persone sopra citate, esempio per tutti di cosa significhi essere legati ad una maglia e ad una frazione.
Un’altra volta Forza Campese!