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La grandine

Come si forma, la previsione e i metodi di difesa

La grandine

Come si forma, la previsione e i metodi di difesa

È un pomeriggio di inizio estate. Sulla Valbelluna si forma rapidamente un’intensa attività convettiva, con la formazione di nuvole, che degenera presto in un cumulonembo.

Durante il semestre caldo, il forte riscaldamento diurno del suolo e delle superfici porta alla risalita di bolle d’aria calda ed alla formazione dei “cumuli”, le classiche nubi estive simili a panna montata di dimensioni più o meno grandi e dalle forme bizzarre. Se è presente instabilità nell’atmosfera o c’è molta energia (giornata caldo-afosa) i cumuli possono aumentare di dimensioni fino a degenerare in un cumulonembo. Il cumulonembo è tra tutte le nubi, quella con maggior sviluppo verticale e si riconosce per la sua forma ad incudine nella parte alta, dove tocca la quota di 12.000 m. Oltre a portare violenti temporali, è in grado di produrre al suo interno la grandine.

Ma come si formano i chicchi di grandine?
Per capirlo dobbiamo considerare quali forze ci sono in gioco. Un cumulonembo si comporta come un piccolo centro di bassa pressione: risucchia al suolo aria calda verso il centro, e la spinge verso l’alto tramite forti correnti ascensionali: sono proprio queste che consentono alla grandine di formarsi.
Un chicco di grandine si forma “a strati”, partendo da un piccolo nucleo di ghiaccio (anche in estate, sopra i 5000 m. la temperatura è costantemente sotto 0° C!) che, scendendo nella nube, incontra le correnti ascensionali e viene rispedito in cima, dopodiché nel tentativo di ridiscendere incontra nuovamente le stesse correnti e così via. Ad ogni ripetizione di questo ciclo, il chicco ingloba nuove particelle d’acqua o altri granelli formando un nuovo strato all’esterno finché, raggiunto un certo peso, non può più essere sostenuto e cade verso terra. Possiamo solo immaginare quanto forti siano i venti all’interno della nube, per spingere verso l’alto tempesta del diametro di palle da golf o da tennis…

Come riconosciamo l’imminente arrivo di una grandinata?
I fenomeni temporaleschi sono tutt’oggi molto difficili da prevedere con precisione persino con poche ore di anticipo, perché si verificano su scala locale e sono di breve durata. Dal vivo, se vediamo vicine colorazioni gialle o verdastre alla base della nube, abbiamo ancora qualche minuto per metterci al riparo, noi e l’auto. Oltre a reti e tettoie, in zone a forte vocazione agricola, si utilizzano anche metodi di difesa attiva. Uno strumento diffuso nei frutteti sono i cannoni antigrandine, alti coni rivolti verso l’alto che emettono detonazioni “a salve” la cui vibrazione ha lo scopo di sgretolare la grandine. Empiricamente sembrano avere efficacia, anche se non è dimostrato dal punto di vista scientifico. Più costosa è la dispersione di polvere di ioduro d’argento nella nube tramite razzi o aeroplani: questa sostanza funge da nucleo aggregante e, dato che i chicchi di grandine si formano attorno a nuclei di aggregazione, aumentandone artificialmente il numero diminuisce il diametro della precipitazione.

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