La fontana seicentesca di Stabie si raggiunge in pochi minuti partendo dal piazzale antistante la chiesa e percorrendo lo stretto viottolo che scende verso la valle del torrente Vigogna.
Insieme a quella dei Boschi, essa rappresenta una rara testimonianza dell’antico mondo rurale delle pendici pedemontane lentiaiesi. Le sue vasche sono alimentate dalla sorgente perenne che scaturisce dal declivio sovrastante. Reca impressa la data dell’anno 1635 in cui fu fabbricata, ma sicuramente la fonte era già utilizzata in precedenza dalla popolazione per rifornirsi di acqua per uso domestico e per l’abbeveraggio degli animali.
A quell’epoca Stabie era un grosso agglomerato agricolo del Contado di Cesana, con una popolazione stimabile intorno alle centocinquanta persone. L’abitato era raccolto in gran parte attorno all’antichissima chiesa di San Michele, attestata fin dal 1183 e oggi scomparsa.
Dopo centosettant’anni poco era mutato in quell’ambiente contadino, se non il numero degli abitanti che erano diventati trecentoventi. Lo apprendiamo dalla Kriegskarte austriaca (1798-1805) dove si precisa che il territorio di Stabie “grazie alla solerzia degli abitanti è abbastanza coltivato e si produce il proprio misero sostentamento in parte con l’agricoltura in parte con il foraggio”.
La fonte continuò a svolgere la sua secolare funzione di approvvigionamento idrico primario per la popolazione fino alla soglia degli anni venti del Novecento quando, finita la Grande Guerra, Stabie fu servito da due linee di acquedotto realizzate dal Comune di Lentiai e venne costruita, presso la chiesa, una nuova fontana circolare in seguito demolita.