Facciamo un salto indietro nel tempo, intorno al 1700. La montagna era viva, popolata di tanta gente, viveva una vita difficile, ma forse proprio per questo gli abitanti avevano bisogno di sentirsi vicino al Signore: erano anime pure ed erigevano, nei posti a volte più isolati, delle chiesette. Per quella gente la fede era il bene più prezioso. Qui a San Gregorio nelle Alpi ne abbiamo alcuni esempi: a Muiach con la chiesa dedicata alla Beata Vergine Maria, a Fumach a San Bortolomeo (eretta ancora nel 1400 e famosa per gli affreschi dell’Ultima cena con i gamberi), a Saltoi a Sant’Antonio abate (già descritta nei numeri precedenti), citata nei documenti la prima volta nel 1611, e a San Biagio; a Cort la chiesetta del 1598, dedicata a Santa Lucia, la più piccola di tutte le chiesette, “una bomboniera”; ancora quella di Carazzai al culto di Santa Caterina, e poi San Biagio – dei documenti parlano di una visita pastorale del vescovo Lollino già nel 1611 – ed infine quella più in alto a San Felice, da dove partirono “cavalieri” Pisocco da Paderno ed un compagno per andare a Gerusalemme a liberare il Santo Sepolcro.
E finalmente la chiesetta di Roncoi, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, che nei giorni scorsi è tornata splendere. Non era più stata sistemata dal 1871 (i lavori erano iniziati già nel 1785) e si tratta della chiesetta frazionale più grande di tutte quelle di San Gregorio. Ora ha subito un restauro radicale che l’ha portata ad essere com’era un tempo, anzi ulteriormente migliorata grazie nuove tecnologie: l’umidità, dovuta alle infiltrazioni d’acqua, sparirà, anche grazie all’apertura di quattro lunette che faranno circolare l’aria all’interno. Anche l’impianto elettrico è stato messo a norma.
Inoltre è stata restaurata anche la Madonna del Rosario, portata in processione: al più presto verrà sistemata nel posto che le spetta nella nuova nicchia, costruita apposta dal bravissimo Giancarlo Cassol, alla sinistra di chi entra. In fondo, invece, dietro l’altare è stato pulito il dipinto che rappresenta la Madonna di Caravaggio con i Santi Pietro Santa Barbara e San Rocco. A guardarla è un niente, ed invece è un “tutto”.
Doveroso ringraziare, da queste colonne, una persona che per tutta la vita è stato il guardiano di questa chiesetta: il signor Bebi Cassol, 91 anni. Il fisico li sente tutti gli anni trascorsi, ma la mente no, anzi è quella di un sessantenne che ricorda tutto!
Così, lo scorso 30 agosto, sua eccellenza il Vescovo Renato Marangoni, coadiuvato anche da don Anselmo, artefice del restauro, ha celebrato la messa inaugurale e alla fine ha impartito la benedizione; c’era gran parte della popolazione, a partire naturalmente dal sindaco e onorevole Mirco Badole, così come il coro “Monti del Sole” che ha intonato le canzoni appropriate. Il cielo è stato clemente: dopo l’abbondante pioggia scesa nei giorni precedenti, è uscito uno splendido sole, nonostante una temperatura notevolmente abbassata.
Alle fine c’è stato anche un momento conviviale una minestra di “orzotto” (ci voleva per scaldarsi un po’) preparata dall’ottimo Tranquillo. Peccato, sì peccato! Per i santi Patroni Pietro e Paolo si attivava tutta la popolazione, facevamo una festa memorabile… adesso, in tempi di Covid-19, è momentaneamente tutto finito. Ci auguriamo che passi presto e di ritrovare tutti, di nuovo, più freschi e più in forma di prima.