Alle porte di casa nostra abbiamo uno splendido gioiello di architettura e arte, praticamente a km zero. Stiamo parlando della Chiesa di Santa Maria Assunta di Lentiai. In questo strano periodo di “soggiorno obbligato in casa”, molte sono state le iniziative per farci evadere con la mente e per visitare virtualmente musei, pinacoteche, scavi archeologici. Occasioni d’oro per soffermarci a guardare le bellezze lontane, ma anche quelle che ci circondano.
È, infatti, dell’eclettico parroco di Lentiai, don Luca Martorel, l’iniziativa di girare due video da lui stesso commentati per una visita guidata alla chiesa di Lentiai con particolari immagini della parte non visibile del sotto tetto e del campanile. Il tutto pubblicato su YouTube. Uno spunto che abbiamo colto per promuovere, a beneficio di tutti i lettori de “il Veses” e non solo, questo gioiello d’arte di cui esserne davvero orgogliosi per la bellezza che racchiude.
LA CHIESA
Il documento più antico che riguarda la Pieve di Lentiai, menzionata come plebe de Lentiago, è un codice pergamenaceo del 1204, di poco posteriore alla guerra tra Bellunesi e Trevigiani conclusasi con la battaglia di Cesana (1197) nella quale fu trucidato lo stesso vescovo di Belluno Gherardo de Taccoli. A partire dal 1515 iniziarono il completamento del campanile e il restauro della vicina chiesa che versava in condizioni pericolose.
Quella primitiva cappella nel corso del XVI secolo fu poi ampliata e impreziosita. I lavori iniziarono nel 1551 fino al 1562 sotto la direzione di Francesco Murer di Como, al quale è riconosciuta la genialità di ampliare la chiesa sempre a tre navate, raccordando il vecchio e il nuovo con grande maestria senza sottrarre, durante i lavori, l’edificio alle funzioni di culto; l’opera è ricordata con l’iscrizione del 1568 sulla parete di fondo. La chiesa ebbe comunque il suo momento di massimo splendore nella seconda metà del Cinquecento, quando tra il 1577 e il 1579 fu commissionato, realizzato e pagato il monumentale capolavoro di Cesare Vecellio. Un imponente soffitto a cassettoni, completo di 20 tavole dipinte, architettonicamente sorretto dagli affreschi degli Apostoli dipinti a grandezza naturale. Sempre di Vecellio sono le pale dell’altare maggiore realizzate nel 1583. Nel Settecento va ricordato soprattutto l’incendio che il 24 gennaio 1718 devastò il campanile: dall’orologio alla cupola tutto andò a fuoco. Nel 1880 la chiesa venne dichiarata Monumento nazionale.
Nei periodi successivi ai due conflitti mondiali, la parrocchiale ebbe a soffrire di rilevanti spoliazioni. Dal 2000 al 2003 è stata oggetto di lavori di restauro che hanno riguardato tutto il complesso, sia dal punto di vista strutturale che da quello artistico.
LE OPERE
Opere di pregio custodite all’interno della chiesa sono il Polittico dell’Assunta, cui la chiesa di Lentiai è intitolata, che si compone di dieci tele raffiguranti la Madonna Assunta, San Pietro, San Tiziano Vescovo, San Vittore, Santa Corona a sinistra, San Paolo, San Giovanni Evangelista, Sant’Antonio Abate e Santa Maria Maddalena a destra, Cristo morto sorretto da angeli nella cimasa. L’opera di Cesare Vecellio, cugino di Tiziano, è realizzata verso la metà del Cinquecento; l’immagine del vescovo Tiziano è attribuita allo stesso Tiziano Vecellio per l’alta qualità della materia pittorica.
Il soffitto ligneo a cassettoni realizzato a partire dal 1577 è di Cesare Vecellio, che nei lacunari racconta in venti episodi le Storie della Madonna.
Il Cristo Crocefisso del 1621 è dello scultore Francesco Terilli; di Giovanni da Mello la Madonna col Bambino, San Giacomo e San Liberale. Di Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, il Battesimo di Cristo; la grande Pala del Rosario è opera di Cesare Vecellio così come il Compianto su Cristo morto collocato sopra l’altare del Santissimo. Del 1662 è il Sant’Antonio da Padova di Pietro Liberi; la pala della Crocifissione eseguita nel 1602 da Palma il Giovane, San Francesco e San Bernardino da Siena di Francesco Frigimelica, la Madonna del Carmine con San Pietro d’Alcantara, Santa Teresa, un santo vescovo e le anime del Purgatorio di Antonio Lazzarini.
In questo tempo in cui la mobilità è limitata e le vacanze estive le faremo praticamente a casa, appena sarà possibile, regaliamoci una visita a questa “pinacoteca” di altissimo valore artistico, gratuita e a due passi da noi. Ne vale davvero la pena.