Se dovessi scegliere un momento preciso della mia vita, dove ho detto qualcosa che l’ha cambiata per sempre, tornerei al 2010: avevo 20 anni, gli esami di maturità erano appena terminati e si faceva la classica bicchierata tra maturandi. Ad un certo punto qualcuno chiede: “E adess? Elo qual al vostro sogno?”.
Immediatamente ci siamo divisi in due schieramenti: da una parte quelli che volevano proseguire gli studi all’università e dall’altra quelli alla ricerca dell’indipendenza. Io avevo già approfondito lo studio con un anno aggiuntivo alle superiori, quindi non era nei miei progetti continuare per quella strada. “A mi me basta catar laoro, che al sìe de qualsiasi sort… così pó me pare no al me romp pi le bale…” dicevano sostanzialmente le voci del gruppo indipendentista.
In mezzo a tante idee e sogni, dal nulla me ne esco io esclamando: “Mi oi verder an bar!”. Probabilmente perché ce l’avevo nel sangue: prima mio nonno e poi mia mamma hanno gestito un bar a Carve, dove vivo tuttora, che era centro di ritrovo per molte persone di diverse frazioni delle Prealpi Zumellesi. Dopo quell’affermazione partirono i commenti, da “No te bei già asei?” a “Dai dai, no te se gnanca bon de contar, pensetu de céner la contabilità de an bar?”. Sono stato attaccato e deriso finché, voltandomi, trovai nello sguardo di Massimiliano l’intesa che cercavo. Lui, il mio amico, ha creduto da subito nel mio sogno che sarebbe poi diventato il nostro.
In realtà, i primi tre anni post maturità sono stati tutt’altro che improntati all’apertura di una mia attività: prima qualche mese sabbatico, poi un paio a Padova “a no far gnint”, nel frattempo qualche lavoretto come cameriere e barista e, infine, nell’autunno del 2011, vengo assunto come apprendista magazziniere da una nota catena di supermercati locali. Tra una corsa con il muletto ed un tir scaricato, sentivo che quell’abito e quel lavoro mi andavano stretti.
Ed ecco che, come un fulmine a ciel sereno, mi si presenta l’occasione della vita: durante una pausa caffè di fine estate 2013 una collega esclama “Ho sentì che Tury al dà via al pub…”. Si trattava di un locale della zona, conosciuto in tutta la provincia per le sue feste. Non potevo non provarci! Quindi, vestito da magazziniere mulettista mi sono presentato al colloquio per negoziare la cessione dell’attività. Mentre si discuteva di condizioni di vendita, mi pervase un mix di sensazioni fra le quale riconobbi lei che in quel momento era la più forte: la paura. Sì, avevo coraggio ed entusiasmo da vendere ma andavano a braccetto con la paura! Così alzo il telefono e lo chiamo: “Max, utu vèrder ancora quel bar con mi?”. E lui: “Certo!”.
Così, nel gennaio 2014, inizia la nostra avventura: corse, litigi, risate, scuse, difficoltà e grandi soddisfazioni. Ma a un certo punto Max si accorge che quella vita non fa per lui, che ha bisogno di regolarità, che ha altre ambizioni, che abbiamo visioni differenti.
Decido di continuare da solo e compro le sue quote. Contrariamente a quello che spesso succede, il nostro rapporto ne esce rafforzato, l’amicizia che ci lega è più profonda di quest’apparente sconfitta: vittoria di entrambi! Così, il 21 marzo 2017, lo ricorderò per sempre come il primo giorno della mia ditta individuale! Sempre accompagnato dalla paura, che non deve mai mancare, e dalla felicità per una nuova avventura, proseguo sulla mia strada.
Neanche un anno più tardi sviluppo l’azienda prendendo in gestione un altro bar: locazione diversa, clienti diversi. Ancora paura, sempre lei, ma anche tanta determinazione e voglia di crescere. L’azienda funziona bene, grazie anche agli errori che inevitabilmente ho fatto nel mio percorso, ancora relativamente breve, e dai quali tanto ho imparato. Il vero motore che spinge tutto rimangono comunque la passione e la voglia di non fermarmi mai.
Ora come ora sto valutando un paio di progetti per svilupparmi ulteriormente sempre nel mio amato territorio col sostegno anche della mia famiglia: un ambiente familiare tranquillo è indubbiamente un’ottima e solida base da cui partire.
Insomma, se sentite qualcosa dentro, una sensazione, un sogno da realizzare che continuano a bussare, oltre alla paura abbiate coraggio, perché probabilmente avete la forza per andare fino in fondo! Non fermatevi al posto fisso, al bonifico puntuale il 15 del mese e guardate oltre. Perché la libertà di aver deciso non si compra; la mia è solo una storia fra tante ma, se volete, potete prenderla come un inno al coraggio! Perché il futuro ha bisogno di voi e perché, alla fine, “vender ombre” non è poi così male.