È stato un grande regalo quello che l’autorevole giornalista Ferruccio De Bortoli ha fatto all’associazione culturale “Veses” in occasione dei vent’anni dalla fondazione. Di più: il regalo è stato per tutto il bellunese, per la terra d’origine del nostro illustre ospite.
Quella dello scorso 14 dicembre, a Col Cumano, è stata una lectio magistralis su un tema di strategica importanza per il mondo del giornalismo: il ruolo dell’informazione nell’era digitale. Noi stessi ci siamo chiesti, infatti, alla soglia dei vent’anni: ha ancora senso pubblicare una rivista su carta, come “Il Veses” – primo figlio della nostra associazione – in un’epoca in cui la comunicazione su social network e web viaggia a una velocità nettamente più veloce delle rotative?
Ferruccio De Bortoli non ci ha dato delle risposte, ma degli stimoli di riflessione che aiuteranno certamente questo giornale a crescere. Dunque, alla fine, la risposta l’abbiamo già anticipata: “Sì, ha senso”.
Anche in un mondo digitale in continua evoluzione, che ha cambiato politica, economia, società – ci ha spiegato De Bortoli – ci sarà bisogno di intermediari corretti e preparati perché ciò che accade non è sempre narrato nella scena ripresa o in ciò che viene postato. Spesso un avvenimento, lo si capisce solo conoscendo l’antefatto, applicandovi un pensiero critico e una forma di atteggiamento aperta, spesso chiamata a confrontarsi – oggi più che mai – col giudizio dei cittadini stessi.
Il rispetto delle persone, la tutela di un pensiero critico, il tema dell’anonimato. Ancora, il rapporto tra social network e propaganda politica, la comunicazione visiva, l’utilizzo di dati sensibili, il diritto all’oblio, il GDPR (il regolamento dell’Unione europea in materia di trattamento dei dati personali e di privacy, strategicamente importante). Sono tanti i temi che Ferruccio De Bortoli ha preso in esame, fornendone una lettura obiettiva – con molteplici riferimenti a storia ed attualità – e ponendo le basi per una riflessione lasciata poi ai singoli spettatori.
A noi della redazione ha affidato il tema della responsabilità editoriale. Nella logica attuale del web – dove di fatto chiunque può postare contenuti e fare informazione – è ancora necessaria, anzi forse si fa più necessaria, la figura di «intermediari professionali con alle spalle una storia e delle competenze», per citare le parole del giornalista. In questo si fa forte un «rapporto diretto col proprio pubblico, a volte personale come nel caso de “Il Veses”, giornale che è un pezzo dell’identità di quel territorio di cui parla. Anche se nel mondo digitale questo spesso non è rispettato, anche alla luce della tempestività dell’informazione, una buona informazione avrà sempre bisogno di storia, passione, cuore».
È quello che cerchiamo di mettere nel nostro operato. Così ci siamo risposti che “Il Veses – Finestre sulla Vabelluna” serve ancora. Stampato su carta. Per questo a Ferruccio De Bortoli abbiamo fatto due doni: due simboliche “ruote” di formaggio realizzate in due latterie di Destra e Sinistra Piave, perché il giornale possa “avanzare” libero sul territorio bellunese, e il ritratto di una scultura, appositamente realizzata dagli artisti Michelangelo Zanin e Paolo Moro, anche loro originari delle due sponde, che visivamente fotografa questo nuovo traguardo de “Il Veses”.