Due bambini con pennelli e una matita in mano cercano di ridestare Santa Rita, le vogliono chiedere il miracolo di ridipingere la via Crucis del piccolo santuario di Madonna Parè. Il bambino è salito su una scala a pioli, la bambina ai suoi piedi è in compagnia del barbuto Toni della Santa che tiene in piedi la scala.
Più in basso Dino Buzzati con il quadernetto dei “Prodigiosi miracoli di Santa Rita” sotto il braccio. Mi trovo a Giaon, una frazione attiva e industriosa di Limana e, con il capo sollevato, ammiro l’affresco di Dunio Piccolin realizzato nel 2006. Dunio immagina che il grande scrittore sia passato di qua, mentre saliva un passo dopo l’altro, immerso nella natura che amplificava il suo immaginario e stimolava il mistero, verso Valmorel. Perché è proprio Giaon il luogo di partenza del sentiero buzzatiano che l’amministrazione comunale del tempo ha realizzato per il centenario della nascita dello scrittore promuovendo altresì l’iniziativa “Miracoli sui muri” che ha visto impegnati artisti della tecnica dell’affresco ispirati all’ultima opera di Buzzati “I miracoli di Val Morel”.
Decido di cercare gli altri due affreschi; poco più avanti, scopro il murales dell’artista bellunese Marta Farina che, nel 2008, ha voluto immergere il visitatore nel mondo dell’infanzia. La piccola Isadora per sfuggire alla sciagura della guerra si rifugia nella lettura di “Alice nel paese delle meraviglie” e si immedesima completamente nei panni dei personaggi di cui legge le storie. La bambina cresce a tal punto da sfondare il tetto della propria casa portando scompiglio nel tranquillo borgo di Giaon. Allarmato, l’intero paese invoca l’intervento di Santa Rita che riporta la piccola sognatrice alle giuste dimensioni.
Ed infine mi avvicino al terzo affresco del maestro Vico Calabrò, affreschista rinomato e conosciuto a livello nazionale. Calabrò si è ispirato per il suo ex-voto al romanzo di don Giosuè Fagherazzi “Madonna Parè”. La bella Isabella, grazie all’intervento di Santa Rita, è riuscita a scampare ai malvagi e a sposare il suo Alvise.
Al centro dell’affresco i due sposi si abbracciano felici, mentre in un angolo in basso a destra don Giosuè tiene in mano il cartiglio che porta la data del 26 luglio 1797. Vale la pena fare un cenno alla figura di don Giosuè, nato a Giaon nel 1901. Mi avvalgo del contributo di Orazio De Toffol, un appassionato della storia di Giaon, che su di lui ha scritto un opuscolo ricco di informazioni e di curiosità. Settimo di nove figli, nato in una famiglia di contadini mezzadri, don Giosuè è stato un prete all’antica, educatore, viaggiatore, colto e determinato. «La sua opera allegorica più famosa è ambientata nel Bellunese, non è un romanzo squisitamente storico, ma basato sulla tradizione popolare, dove con assoluta precisione descrive il clima sociale e politico di quei tempi, la vita di stenti dei contadini e quella delle ville dei nobili, intrecciandoci una storia d’amore che eleva Limana a scenario di amorose leggende» mi racconta Orazio.
Un’interessante curiosità si riferisce ad un fatto della seconda guerra mondiale: un aereo inglese andò a sfracellarsi sulle Pale di San Martino e don Giosuè prestò soccorso ai superstiti dell’equipaggio. Dino Buzzati ne farà un racconto intitolato “Notte a Filadelfia”.
E così il cerchio si chiude: ho iniziato e concluso il mio percorso tra le vie di Giaon con Dino Buzzati, lo scrittore che tanto amava i paesi della Valbelluna, le sue montagne e i suoi sentieri.