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Il viaggio di Natalia Rizza

dalla Sicilia a Lentiai

Il viaggio di Natalia Rizza

dalla Sicilia a Lentiai
Dalla Sicilia a Lentiai

Mi sembra ieri quando uno squillo del telefono ha cambiato la mia vita. Sono una delle tante maestre che pur di svolgere la propria attività è costretta a lavorare in scuole fuori dalla propria regione, nel mio caso la bella Sicilia. Eppure, non ci credevo neanche che sarebbe successo, avevo presentato le domande senza troppa convinzione. Quella telefonata mi diceva che era tutto vero, mi avevano nominata, sarei dovuta andare a insegnare in una scuola primaria in provincia di Belluno.

Ero spaventata, preoccupata, avrei dovuto organizzare il tutto entro pochi giorni. Freneticamente preparavo i bagagli, mi si spezzava il cuore, avrei dovuto lasciare la mia famiglia, i miei figli, i miei parenti, gli amici, per recarmi in un posto che non conoscevo, tanti dubbi, tante domande martellavano incessantemente la mia mente, ci sarei riuscita? Era una grande sfida per me.

Arrivai all’aeroporto di Venezia, ero incuriosita, osservavo tutto con attenzione, il paesaggio che mi appariva davanti era completamente diverso dal mio, moltissimo verde al posto delle città che ero abituata a vedere. Molti ruscelli detti roje, che belli! Ci fermammo ad ascoltare lo scroscio dell’acqua, mi ricordava il torrente del mio paese natio Petralia Sottana, dove da piccola mia mamma mi portava a giocare con i miei cuginetti. Riprendemmo il percorso, tutto scorreva velocemente, mentre l’auto mi accompagnava a destinazione.

Percorremmo il Piave, il sacro fiume che avevo studiato a scuola, mentalmente ripetevo i versi a Lui dedicati:
Il Piave mormorava / Calmo e placido, al passaggio / Dei primi fanti, il ventiquattro maggio…
Ripensavo a quando da piccola la maestra, facendoci mettere in piedi, ci faceva cantare “La leggenda del Piave”; rivedevo tante faccine serie di bimbi che, ben incolonnati, con i loro grembiulini neri e il fiocco bianco, intonavano l’inno.

Che meraviglia le Dolomiti. Il sole stava per tramontare ed accentuava il colore roseo delle montagne, un paesaggio mozzafiato, che ti lasciava a bocca aperta, in netto contrasto con il colore della mia “muntagna”, l’Etna, dal paesaggio quasi lunare, dove attorno ai crateri trovi pietra lavica nera. Paesaggi che seppur in maniera diversa ti tolgono il fiato.
Nel corso del tempo ho visitato molti posti del Veneto, come ad esempio Venezia la città senza tempo. Ricordo come fosse ora l’emozione quando attraversai le calli , i ponti le strade fatte d’acqua – tutto sembrava facesse parte di una magia – la bellezza di Piazza San Marco e quando a bordo dei vaporetti fui trasportata da un posto all’altro, mi sembravano dei trattori sbuffanti. Poi la mostra del Canova: piansi di emozione davanti ad “Amore e Psiche”, lo stesso alla Basilica di Sant’Antonio di Padova, aggiungo il lago di Misurina, Cison di Val Marino, Castel Brando, Marostica e molte altre località. Dal punto di vista sociale, l’approccio con la popolazione locale era molto diverso dal mio: inizialmente chiusa e introversa verso chi non conosceva, a differenza dei siciliani sempre pronti ad accogliere “u furasteri” con il sorriso. Ci soffrii molto inizialmente, ma con il tempo mi accorsi che i bellunesi quando ti aprono il cuore lo fanno veramente, senza finzione o falsità. Sono 14 anni che mi trovo in Veneto lo sento come la mia seconda terra, anzi posso veramente dire di aver trovato tanto affetto e solidarietà; le mie colleghe provano ad insegnarmi il loro dialetto e ci scambiamo informazioni sui nostri modi di dire e di parlare. Ho imparato poco a dire la verità, ma adesso so cosa significano pita, musso, bronza cuerta…

Apprezzo la cucina locale: mangio la polenta, il pastin, i formaggi locali, i famosi fagioli di Lamon, i piatti con la selvaggina; cerco anche di far assaggiare ai miei amici veneti piatti a base di pesce, la parmigiana, gli arancini , la pasta al forno, i cannoli siciliani…

Ho superato tanto dolore, solitudine e tristezza, aiutata e supportata dai miei colleghi che ringrazio. Spero che questo mio scritto aiuti ad eliminare i pregiudizi fra Nord e Sud, alla fine siamo tutti persone che hanno bisogno di rispetto e amore.

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