Il succiacapre è un marziano che arriva da lontano all’improvviso, per poi magari apparire, accucciato su una strada sterrata, nel cono abbagliante dell’auto. Ma chi è questo uccello notturno che ogni anno attraversa le dune del Sahara per venire a riprodursi qui da noi?
È unico nel suo genere: tutto di lui è “costruito” per intercettare e ingoiare insetti volanti, una continua pesca a bocca spalancata. Per non farsi mancare nulla, è stato equipaggiato da rigide vibrisse che utilizza come estensione della sua grande bocca, facilitandolo nella cattura degli insetti.
Se vi capita, all’imbrunire, di udire una raffica di trilli e di intravedere un’ombra con ali strette e allungate e un corpo affusolato dal volo sfarfallante, ecco il succiacapre! È un modello collaudatissimo. Tutti i mangiatori di insetti al volo (rondini, rondoni e succiacapre) escono infatti dalla stessa fabbrica: infaticabili volatori acrobatici con ali a falce, corpo aerodinamico e bocca grande. Quest’ultimo aspetto ha dato adito a numerose credenze. In molte parti d’Europa si credeva che questa bocca gli servisse per succhiare il latte di capre o vacche rendendole cieche.
La leggenda si è poi cristallizzata nel nome scientifico del genere (Caprimulgus europeus). Posandosi a terra, tutto questo cambia e le ingombranti ali diventano un tutt’uno con il corpo, assumendo una forma e un disegno estremamente criptici: il piumaggio varia dal grigio al marrone con screziature bianche e nere.
Lo si può trovare in ambienti aperti, prati aridi, greti dei torrenti, boschi tagliati o schiantati dove può muoversi agilmente e arraffare quanti più insetti può. Dove l’habitat è ideale si possono osservare più coppie nidificanti in poco spazio, anche se i rapporti fra vicini vengono spesso rimessi in discussione. Per definire il proprio territorio, oltre al tipico canto vibrato, emette un secco “quick” o un “clap” prodotto dalle ali sbattute fra loro, una sorta di applauso sopra la schiena. Inoltre i maschi mostrano macchie bianche sulla coda e sulla punta delle ali, visibili solo in volo.
Fedelissimi al sito riproduttivo, la femmina ritorna a deporre le uova nello stesso posto dell’anno prima, accontentandosi di una lieve depressione all’ombra leggera di un cespuglio e, nati i piccoli (1-2) anche il padre si occupa di loro, come in una famiglia moderna. Per tutti gli spostamenti a terra si muovono fingendosi vegetali scossi dal vento. Nonostante le premure dei genitori, le predazioni sono piuttosto elevate e costringono la coppia a tentare una nuova nidificazione. Ma il tempo è tiranno e già a fine agosto si pensa a fare le valigie. Destinazione: l’Africa!