VALE PIU’ DEL NOME
Una ricerca, iniziata in tempo di Coronavirus, si è dimostrata più interessante di quanto pensassi. Riguarda il frequente utilizzo dei soprannomi nei nostri paesi. In pochi giorni ho superato il centinaio di indicazioni, tutte di persone conosciute. Ho rilevato nei sostantivi esaminati la presenza di elementi del territorio, degli esempi di sagacia popolare e un pizzico di ironia. A volte accentuare i difetti altrui serve a far dimenticare i propri. Spesso l’importanza del “secondo nome” è capace di mandare in disuso quello registrato all’anagrafe. Se chiedessi a ciascun lettore de “Il Veses” se conosce degli appellativi personali, credo me ne direbbe una dozzina, e tutti significativi.
ORIGINI E FREQUENZA
La prima domanda che mi sono posto di fronte a questi nomi alternativi è stata quella dell’origine, seguita dalla frequenza e dalla ricerca di significato. Trattandosi di persone, ho agito col consenso degli interessati. L’invito è rivolto anche a voi. Mi piacerebbe ricevere un parere sull’uso dei patronimici (gli appellativi usati, fin dall’antichità, per individuare i diversi rami di uno stesso casato). Posso, infatti, ritenermi un appassionato, ma non un conoscitore.
LE FUNZIONI
Il soprannome assolve, a mio avviso, a due funzioni fondamentali: la prima identificativa, la seconda connotativa. Nel primo caso “rinomina” una persona per non confonderla con altri, nel secondo la distingue, evidenziandone un aspetto fisico o il carattere. Così facendo accentua la diversità, sottolinea l’unicità. Si tratta in genere di epiteti di figure maschili; è più raro il riferimento alle donne. Una terza funzione è quella evocativa. In questo caso non si citano elementi esterni, ma aspetti interiori, con valenze emotive. Tali definizioni flash sono spesso riferite a fatti accaduti in gruppo, riferiti dagli amici e ampliati tanto da assumere un sapore di leggenda.
GLI OMONIMI
Spesso, nelle piccole comunità, si registrano casi di omonimia. L’uso del soprannome semplifica il riconoscimento della persona evitando l’uso del cognome. Quando i soggetti appartengono tutti al medesimo casato la faccenda si complica: è questo il caso dei tre Pio (nome di comodo) abitanti nella stessa frazione, col medesimo nome e cognome. A scuola si sarebbe ovviato con un Pio 1°, 2° e 3° ma in paese no. Identificandoli col soprannome, che sottolinea tre particolarità personali, si toglie ogni dubbio. E il gioco è fatto!
LA DEFINIZIONE POPOLARE
Un esempio del valore del soprannome si nota quando lo stesso sostituisce il nome per tutta la vita. Il nome popolare identifica la persona più del nome di battesimo. Sto pensando ad Elicottero. Così chiamato per la funzione esercitata durante il servizio militare, era gradito anche a lui. Ricordo che Walter mi diceva: «Se devi chiedere di me, chiedi di Elicottero, in paese tutti mi conoscono così». Non posso non rilevare la compiutezza dell’appellativo vista la sua incredibile altezza e la sua passione per le vette, ove si esercita l’elisoccorso. I presenti alle esequie si sono commossi quando, uscendo di chiesa, due altoparlanti hanno amplificato il suono dei rotori di un elicottero. Istintivamente hanno alzato gli occhi, quasi a salutare l’amico, nascosto dietro eliche di nuvole.
LUOGHI E PROFESSIONI
I cognomi spesso traggono origine dai luoghi (Polentes, Triches, Rorei, Lavina). A volte avviene anche con i soprannomi. Per un gnass o gnocc da Falcade, un sedegot o un belumat è un forestiero, ancor meglio an saiòc! Uno della destra Piave se ha un amico che viene dalla sinistra (dove batte meno il sole) dirà di lui “l pusterno”. Ancora più interessante il riferimento alla professione. Se è un cognome sarà: Forner, Sartor, Murer; se è una via sarà via Pescaia, via Mulatera, via Carrera. Il soprannome sarà invece molto più esplicito: ad esempio barela! Se poi lo stesso muratore generico verrà assunto, servirà immediatamente un titolo onorifico e diventerà “l’ingegner Barela!”.
Così come bastano tre nomi per approdare nel mondo dei venditori ambulanti: Caramba, Mondo, Jijio Bambola. La prima, una signora, assicurava primizie e sorprese, il secondo dal suo carretto gridava “gelati” sui campi di calcio, il terzo vendeva giocattoli per bimbi tanto da essere identificato con il più prestigioso oggetto della bancarella.
I MEMORABILI
Se ci addentriamo per un attimo in aspetti profondi, quasi familiari, troviamo appellativi importanti nomi usati solo dagli amici. Mi vengono in mente Cimi, Kobe, Bule, oppure Blo, Bric, Ciurli, e ancora Pita, Tebo, Orei, o anche Masso, Mascheri, Macario, e più significativi Riscia, Rut, Rubinet, e infine Goccio, Gambro, Gere.
Alcuni soprannomi sono addirittura memorabili (ad esempio “Geco”). Solo citarli introduce un mare di ricordi. Nascono eventi col loro nome. Avviene così che le origini di alcuni appellativi si perdano nel tempo, e ci sfugga assieme al tempo il loro significato. Quel che resta è un cameratesco abbraccio che fa riflettere noi tutti, coscienti di esser pure simpatici, ma sempre alquanto imperfetti.