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Il Ponte Zilli

Le vicende del Sette-Ottocento

Il Ponte Zilli

Le vicende del Sette-Ottocento

Nel precedente articolo (febbraio 2021, pag. 74) eravamo rimasti al progetto di Palladio da cui il Comune di Belluno prese spunto per costruire un ponte che crollerà già nel 1599. Due secoli dopo, nel 1786, si parla di ricostruire l’ennesimo ponte e di farlo in pietra: si pensa di fare una struttura principale in pietra e degli altri elementi in legno. Inoltre si ipotizza di cambiare anche posizione poiché quella solita presenta delle criticità (sia il fondale del fiume che la corrente) a cui vengono imputate le colpe dei crolli avvenuti fino ad allora.

Venne perciò costruito appena più a valle un ponte che crollò nel 1811, sempre con una piena, e causò diverse vittime (a tal proposito rimandiamo ad un contributo di gennaio 2020 di Gianni De Vecchi). Mentre si traghettano persone e merci da una sponda all’altra del fiume si decide di costruire un ponte nel 1821, ma già nel 1835 si parla di farne uno stabile poiché questo presenta già molte parti rovinate.

Nel 1836 si procede, su richiesta della Provincia e del Governo, a pensare un ponte totalmente in pietra in virtù di una maggiore solidità e costi di manutenzione più bassi. Viene deciso di realizzarlo totalmente in pietra, 90 metri più a valle, per aggirare i problemi che la precedente sede riscontra. Quest’idea però non piace per niente ai borghigiani che invano presentano un esposto al Comune in cui affermano che questa scelta non farà più passare la gente dal centro al borgo arrecando danno alle botteghe.

Il progetto iniziale subisce varie modifiche in corso d’opera in conseguenza alle situazioni del terreno e delle sponde che si riscontrano a lavori iniziati. Tra il 1839 e il 1840 si fanno le centine dei pilastri per poi ultimare con le decorazioni in pietra di Castellavazzo e il manto stradale durante il 1841. Il 27 ottobre 1841 arriva una piena eccezionale che supera le precedenti quote allora riscontrate e in quell’occasione anche i pezzi del ponte di Castellavazzo, distrutto dalla piena, vanno a cozzare sulle pile del ponte Zilli (dal nome del suo progettista), insieme a numerosi tronchi, senza però danni evidenti.

Arriviamo al 2 novembre 1851 e anche il ponte Zilli cade: restano in piedi due arcate mentre le altre finiscono nel fiume. Intanto si provvede a ricostruire un ponte provvisorio in legno e nel mentre si valuta la ricostruzione del ponte rovinato. Nel 1854 il ponte provvisorio è ancora l’unico disponibile, ma imbarcato in maniera evidente. Dal 1858 si comincia a pensare seriamente ad una soluzione e valutare varie proposte provenienti da più progettisti.

L’idea che va per la maggiore è quella di creare un ponte provvisorio in legno che sfrutti il pezzo rimasto del ponte Zilli. Invece accade solamente che il ponte provvisorio dura fino al 1866 quando, dopo l’annessione di Belluno al Regno d’Italia, gli Austriaci in ritirata lo incendieranno.

Si provvede dunque a valutare dei nuovi progetti tra cui uno del Genio Civile che propone un ponte con arcata in pietra che viene scelto, realizzato in 18 mesi ed è pronto nel 1871.

L’idea di riutilizzare i basamenti delle pile costruite nel 1840 non si rivela una grande scelta: nel 1882 una terribile alluvione provoca una frana su via Miari che, aggiunta alla piena del Piave, fa crollare anche questo manufatto.

A questo punto il transito viene momentaneamente ripristinato con una barca e una zattera per poi ricostruire in velocità un collegamento tra i due resti del ponte. Si arriva così a pensare un ponte completamente in ferro costruito ancora più a valle nella posizione dove oggi si trova il ponte della Vittoria

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