Che in località Salgarda Vecchia esistesse un ponte di collegamento tra Fianema (Cesiomaggiore) e Villabruna (Feltre) si ha notizia sin dall’anno Mille. Vi era pure un castello, come risulta dal materiale d’archivio del bravo storico Nino Gris di Umin; nello scritto di Daniello Tomitano si legge testualmente: “… e possesse una torre con giurisdizione di pedaggio in capo del ponte del fiume Cavrame verso mattina, et si nominava la Salgarda, come di presente si ritiene ancora il nome. Discende secondo alcuni da Longobardi. Altri vogliono che vengano da Padova e che fossero degli Transalgardi, et che, levate le prime quattro lettere, ritenessero il salgardo”. Sicchè il castello si riduceva ad una sola torre. La torre sul ponte è lo stemma dei Salgardi, adottato dal crociato Salgardo nel 1096.
Il ponte nel 1900
Dario Turrin “S’ciona”, che a Salgarda è nato e vissuto, ricorda l’esistenza di un ponte in corde d’acciaio da 25 mm e travatura portante di legno, ubicato nello stesso luogo dell’attuale. La struttura in legno per vetustà e marcescenza crollò parzialmente (1963) cedendo su un fianco ed interrompendo quella che per secoli era la principale via d’accesso per attraversare il torrente Caorame. Si manifestò da subito la necessità della sua ricostruzione perché in particolare gli abitanti di Fianema facevano riferimento alla più popolosa Villabruna per la presenza di botteghe artigianali, poste e servizi.
Ricostruzione
Venne avviata una sottoscrizione fra gli abitanti dei due paesi per raccogliere i fondi occorrenti per l’acquisto dei materiali, che ebbe più offerenti a Fianema. Qui entra in gioco la famiglia Gris con Emilio, Oreste detto “Pellegrin” e il giovane Carlo, quest’ultimo tuttora vivente; gestivano una bella segheria a Menin e un’officina curata da Avvenire (singolare nome di battesimo), che riparava campane nelle varie chiese. La famiglia si offerse di donare la manodopera mentre le Amministrazioni di Cesio e Feltre non accolsero la domanda di contributo. Poi un giorno la signora Adele Marchesan si trovò nello storico negozio di Felice Dal Sasso, allora sindaco, e prospettò l’idea di inserire l’opera tra i danni alluvionali del 1966, suggerimento accolto ed elargizione di un contributo di circa 300.00 lire.
Caratteristiche
Per la costruzione dei plinti d’ancoraggio, sabbia e ghiaia per il calcestruzzo vennero recuperate dall’alveo del torrente. Le trasportava Oreste Gris col trattore Deutz e si utilizzava come strumento anche la “ galiota”. Fiore De Bortoli di Menin, scomparso di recente, fornì la betoniera, scavò le fonde sul “sass mort” ed eseguì il getto ancora perfetto. Il legno fu fornito dall’ospedale che, nelle sue colonìe, aveva rovere da tagliare ma l’opera principale, eseguita dalla famiglia Gris, fu la posa dei sostegni in ferro e di corde posate con un argano della portata di 1.500 quintali, prima del pranzo offerto da Lisa Ropele all’osteria di Pullir.
Considerazioni finali
Un progetto venne redatto dal Comune di Feltre il 2 marzo 1963 per una spesa di lire 4.000.000 che non ebbe seguito. Purtroppo non risulta che l’attuale sia mai stato collaudato e ora versa in cattive condizioni, con un tavolato in più parti logorato. Circa dieci anni fa Dario Turrin, aiutato dall’amico Vasile, provvide a sostituire i traversi più avariati, offerti da una persona sensibile. Lo scomparso assessore cesiolino Antonio Rigoni, inoltre, si interessò della riverniciatura delle parti in metallo. La struttura è robusta ma si richiederebbe un ulteriore intervento ad opera dei due Comuni per renderlo più sicuro, anche alla luce dei molti cicloturisti e pedoni che vi transitano.