Quale sia la data di costruzione del primo ponte che collegava Belluno (a Borgo Piave) con la sinistra Piave non ci è dato saperlo ma la storia che arriva ai giorni nostri parla di un ponte di legno, di pietra, di ferro, di cemento armato dedicato a San Nicolò, soprannominato “Pontet” e infine “della Vittoria”.
Il primo anno attestato, in cui si sente l’esigenza di ricostruire il ponte, è il 1388 quando la città di Belluno scrive ai Carraresi (governanti della città fino al 1405) supplicandoli di ricostruire il ponte di legno sul Piave travolto da una piena del fiume.
Successivamente, nell’ottobre 1402 il Consiglio di Belluno approvò la costruzione di un “pontem lapideum” che venne ricostruito nel 1408 in legno poiché il precedente fu travolto da una piena non ancora ultimato. Questa nuova costruzione venne mantenuta nel corso degli anni e durò fino alla fine del 1451: nel gennaio 1452 il Maggior Consiglio dava l’incarico di cercare dei progettisti per una nuova opera.
Furono incaricati tre padovani che rispettarono le richieste del Consiglio, costruendo un ponte che rimase in piedi fino al 1503 quando una piena di ottobre lo travolse. Qui un certo Antonio Celentino si offrì di traghettare da una sponda all’altra del fiume carri e persone con una grande zattera facendo pagare un soldo a tragitto.
La ricostruzione andò avanti per diversi anni, ma sappiamo che nel 1559 il podestà con il Maggior Consiglio deliberava di invitare con un proclama pubblico dei progettisti di farsi avanti presentando un progetto e spiegare i particolari costruttivi dell’opera. Vennero presentati sette progetti e, dopo una lunga discussione, si decise di rifare il ponte alla vecchia maniera nel 1560. Questo nuovo manufatto ebbe vita corta poiché una puntuale piena di ottobre lo distrusse solo 7 anni dopo.
Già nel mese di novembre il Consiglio Maggiore diede ordine di costruire il “ponte postizzo” ovvero un ponte provvisorio che venne fatto varie volte in attesa di quelli definitivi. Nei mesi successivi, tra i progetti presentati, fu scelto quello di Rizzardo Vairotto, ma sorse una discussione riguardo i pali da piantare per l’arcata centrale: a febbraio 1568 si chiese di far venire degli esperti da Venezia e intanto si cominciò lo scavo per trovare la roccia su cui piantare le fondazioni.
Variotto presentò a Venezia il suo progetto ad Antonio Da Ponte (proto della Repubblica e progettista del Ponte di Rialto) che sconsigliò di poggiare il ponte nel fiume, ma piuttosto di costruirlo ad un’unica arcata in legno come da suo disegno. In un secondo momento decise di accantonare l’idea visto che il suo ponte avrebbe richiesto gran manutenzione (per via del materiale) e tornò quindi al progetto di Vairotto, proponendo di fare sulle due sponde dei grandi cavalletti difesi da dei ripari. Per questa nuova opera si chiese addirittura un prestito a Girolamo Sandi già nel 1567 e una seconda rata l’anno seguente; per estinguere parte di questo finanziamento si decise di vendere il legname e la ferramenta del ponte provvisorio. Questa ricostruzione venne anche ricordata su un’iscrizione posta sulla facciata della chiesa del borgo, sulla quale si legge: “I Bellunesi costruirono il ponte in legno nell’anno della salute 1568 regnando Pietro Loredano, illustre principe delle Venezie, e Lorenzo Priuli, pretore e prefetto gerente”.
Dieci anni dopo, sempre in autunno, una gran piena del Piave distrusse anche quest’opera nonostante gli accorgimenti e i rinforzi utilizzati; venne subito sostituita con il “ponte postizzo” fatto con il legname di recuperato nel fiume e venne indetto un bando per l’ennesima ricostruzione.
I primi di gennaio lo stesso podestà spinse il Maggior Consiglio ad interpellare il Palladio, autore del ponte di Bassano, e lo invitò personalmente a Belluno.
Così a marzo 1579 Andrea Palladio presentò due proposte: una utilizzando la pietra e l’altra il legno.
Per la costruzione delle pile in pietra propose il sistema dei cassoni di Vitruvio, cioè creare dei cassoni (delle specie di scatole) da riempire con calcina, sabbia e pietre, ma non diede indicazioni sulle modalità dello scavo.
Dopo la sua morte (avvenuta nel 1580) il comune seguì i suoi consigli creando un ponte con un arcata in pietra e una pila con pali di 8 metri ma già nel 1599 Belluno si ritrovò senza ponte.