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Il Parco Piave e Villa Elisa

Ricordi di Gioventù

Il Parco Piave e Villa Elisa

Ricordi di Gioventù

Una foto, apparsa qualche tempo fa sui social, ritrae una casa degli anni 50 con alcune persone al balcone. È stato per me un tuffo nel passato. Io la ricordo molto bene: si chiamava “Villa Elsa” e si trovava a Campo, appena sotto la “scarpata” che dall’abitato porta verso le “grave” del Piave. ll suo proprietario era Giosuè Pislor, detto “Scatoloti”, da noi chiamato Gesuè.

Costruita da lui stesso con i sassi del Piave, sabbia, acqua e un po’ di calce con travi di “cassia” (acacia), ma soprattutto di “arnera” (ontano), che era il legno più vicino alla casa. Fuori, tra i tavolini disposti alla bell’e meglio davanti casa, i giovani andavano a giocare alla “mora” perché potevano urlare (e bere) quanto volevano. A fianco della casa ricordo un carretto che noi ragazzi aiutavamo volentieri a spingere sulle due salite che ci sono per arrivare in paese.

Le quattro persone nella foto sono tutti ragazzi del mio paese: se non sbaglio, sono Ivo Caviola, Franco Caviola, Remo Casagrande e Bruno Tison. Gesuè si trova sul terrazzino, fiero del suo lavoro: per noi era un amico, anche se anziano.

Nel primo cortile tornando dal Piave, quello dei Giugli, c’erano oltre quaranta tra bambini e ragazzi. Ad ogni compleanno di noi più piccoli Gesuè veniva a per farci gli auguri e così le mamme gli davano qualcosa da mangiare. Si ricordava la data di tutti. Veniva quasi tutti i giorni a Campo perché aveva un’altra casa in paese, in fondo alla piazza del lavatoio, verso nord ovest: questa si chiamava “Villa Nova”, era più bassa dell’altra, costruita da lui come quella del Piave, ma per fortuna con un po’ di cemento.
Purtroppo Gesuè è morto avvelenato. A quei tempi anche noi ragazzi andavamo al Piave per cogliere “venghe” (vimini) e “schitarela” (olivello spinoso) dal quale raccoglievamo le bacche color arancione, buone ma molto acide. Le portavamo in farmacia, che ci pagava profumatamente, in quanto ne ricavava medicinali. Ormai al Piave la “schitarela” non esiste quasi più perché le piante sono state portate via delle piene del fiume.

Nessuno sa perché Gesuè abbia cucinato quelle bacche in una pentola di rame e dopo abbia usato la stessa per cucinare il minestrone. Fatto sta che, non vedendolo in giro, i paesani sono andati a cercarlo e lo hanno trovato in casa morto. I parenti più stretti abitavano in Francia, così è stato fatto il funerale e posta una bella lapide nei pressi di Villa Elsa, che però ora non esiste più.
La villa al Piave è crollata attorno agli anni 60, Villa Nova invece ha resistito un po’ di più e ora vi è un deposito per attrezzi agricoli. Sono passato, negli anni, moltissime volte accanto alle macerie di Villa Elsa al Piave e sopra i sassi nudi, d’estate, c’erano sempre “biscie”, “carbonaz” o “ande” (biacco). Ora quel cumulo di sassi non si vede più, è tutto coperto dalla vegetazione, ma io so bene dove sono. Questa foto è davvero un bel ricordo di gioventù.

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