800 038 499

Numero Verde gratuito

Email

info@ilveses.com

Il maestro Luigi Mezzomo

vicende di guerra a Santa Giustina

Il maestro Luigi Mezzomo

vicende di guerra a Santa Giustina

Il primo maggio del 1944 il maestro Luigi Mezzomo disse ai figli che doveva andare dal sarto Bissacot a Meano per farsi fare un vestito. La cosa sembrò strana ai figli, che caddero nella disperazione quando la sera stessa una persona riportò loro la sua bicicletta e li informò che era stato arrestato da uomini in borghese assieme all’amico Domenico Da Ru.

Il maestro Luigi Mezzomo aderì fin dalla prima ora al CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) di Santa Giustina in rappresentanza della Democrazia Cristiana. Domenico Da Ru lo era per il Partito Comunista ma, nonostante le diverse visioni politiche, si rispettavano perché riconoscevano l’uno all’altro la reciproca onestà intellettuale, l’amore per la Patria e la correttezza nel comportamento. Luigi Mezzomo era già stato arrestato qualche tempo prima, in quanto segnalato per atteggiamenti irriguardosi nei confronti del Governo (vedasi lettera a fianco) e sospettato di appartenere al CLN.

Quando i figli vennero a sapere che il padre era stato traferito alle carceri di Baldenich, disperati, chiesero gli interventi del Vescovo, dell’Arciprete di Santa Giustina Mons. Ernesto Minella, che si interessò della vicenda pur senza successo, infine di persone che avevano relazioni con gli invasori tedeschi; anche in questo caso non servì a nulla perché c’erano stati ordini tassativi che nessuna visita era concessa per il detenuto speciale Mezzomo.

Con uno stratagemma una sola volta riuscirono a vederlo passare lungo un corridoio del carcere e a salutarlo mentre lo conducevano all’ennesimo interrogatorio. Emaciato, con lividi al volto, riuscì a scorgerli e a gridare: «Tranquilli, tutto bene, non è niente, non preoccupatevi!».

Intanto i tentativi di rivederlo in carcere continuavano. I figli portavano biancheria e viveri, che però mai gli arrivarono, e lettere scritte per dargli coraggio (vedasi l’unica rimasta). Nel frattempo era sottoposto a continui, lunghi e dolorosi interrogatori. Un giorno chi lo interrogava lo chiamò “sporco italiano” e gli diede uno schiaffo.
Il maestro non si perse d’animo, si alzò ed istintivamente gli restituì lo schiaffo gridando: «Non toccatemi con quelle mani sporche di sangue!». La notte del 15 giugno 1944 un gruppo di partigiani travestiti da tedeschi riuscirono ad entrare nel carcere e a liberare 70 prigionieri (la beffa di Baldenich). Mezzomo scappò e si rifugiò a Castion, prima in canonica dal cognato Mons. Giuseppe Da Corte, subito dopo, sapendo di essere ricercato, presso famiglie dello stesso paese. Nel frattempo la abitazione di Ignan subiva periodiche irruzioni e perquisizioni da parte dei tedeschi.

Da Castion, a causa dell’insorgere di problemi alle gambe, dovuti ai pestaggi e alla quasi totale immobilità, raggiunse furtivamente e fortunosamente l’ospedale di Pederobba sotto falso nome. Di qui, dopo alcune settimane, dovette scappare nuovamente. Andò a Treviso presso un direttore didattico originario di Soranzen, di fede fascista ma amico, che gli diede ospitalità.
A Treviso divenne Adriano Dal Pan (vedi fotocopia della CI). Quando anche il rifugio di Treviso divenne insicuro, due figlie andarono a prenderlo e dopo un a dir poco rocambolesco viaggio verso Santa Giustina, ritornò a casa, nascosto in una fossa scavata nel pollaio e coperta da fascine.

Solamente a guerra finita, Mezzomo poté riabbracciare il Da Ru. Quest’ultimo, di fronte al CLN locale riunito in Municipio, si auto-proclamò sindaco su ordine del PCI con una giunta municipale provvisoria. L’autoproclamazione venne accettata perché godeva di buona reputazione. Il maestro Mezzomo invece fu assessore in rappresentanza della Democrazia Cristiana. Al termine dell’incarico, e ripristinati gli uffici comunali, riprese il suo posto di impiegato.

Galleria Immagini

Acegli l’area tematica che più ti interessa oppure clicca sulla casa per ritornare alla Pagina Principale del sito.