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Il maestro d’arte Luigi Fant

dalla sartoria di Limana al palco dell'Ariston

Il maestro d’arte Luigi Fant

dalla sartoria di Limana al palco dell'Ariston

Datemi ago e filo e farò il mio discorso» esordisce il Maestro sartore Luigi Fant, titolare della Premiata Sartoria Fant di Limana. Una vita dedicata con passione alla sartoria. Una vita di innovazione, creatività e dedizione quella del sarto accademico limanese, che dalla piccola realtà di paese ha fatto il giro del mondo con le sue creazioni uniche ed emozionanti, distinguendosi fin da giovane per il suo innato talento. 86 anni di energia e una montagna di premi e riconoscimenti nazionali e internazionali che costellano muri e scaffali del suo atelier, ma il Maestro Fant mantiene ancora la capacità di stupirsi.

È con l’emozione negli occhi che racconta il suo ultimo riconoscimento. Il 18 e il 19 settembre a Milano ha infatti ricevuto il prestigioso Premio alla Carriera per il concorso “Milano su Misura” promosso dalla rivista Arbiter e dal suo direttore ed editorialista dottor Franz Botrè, che sostiene il vero “fatto a mano” italiano. «Che dire… un premio che mai mi sarei sognato di ricevere, e da una testata giornalistica di quel livello!» racconta commosso il Maestro Fant.
Un talento di famiglia, che il Maestro eredita nel 1957 dal padre Angelo, fondatore della sartoria nel 1923, dal quale ha appreso il mestiere ma soprattutto l’eleganza e la nobiltà d’animo. E dalla madre Emilia, che l’ha affiancato in laboratorio fino all’età di 92 anni. Sempre al suo fianco la moglie, ma in particolare la sorella Pierina, vera complice e braccio destro nella realizzazione dei capi. «Io e mia sorella eravamo veramente tutt’uno» ricorda Fant. Ogni mattina, con la stessa passione apre il suo laboratorio ed è grato di poter trasformare un tessuto in un nuovo abito, che diventerà parte della vita di una persona. «Perché – afferma Fant – oltre alla qualità del capo, è necessaria una certa attenzione al cliente, bisogna capirne le necessità e trasferirle nell’abito. Per lui, su misura significa essere liberi di sentirsi se stessi. Così, un bel vestire diventa sinonimo di rispetto verso di sé e di chi si incontra, tanto quanto un bel parlare o un bel comportarsi, e ci rappresenta ancora prima di aprire bocca. Sarà quindi vero che l’abito non fa il monaco?».

Il Premio alla Carriera ha scoperchiato una scatola di ricordi. In particolare, rammenta con trasporto il primo défilé di moda di Belluno organizzato al Teatro Comunale, che fu proprio il suo. Un evento eccezionale per la città, che fece il tutto esaurito. Una vita professionale costellata di soddisfazioni e ansie dei primi premi e passerelle.
Per citarne alcuni il “Premio Maestro del lavoro, Maestro di mano e d’opera” di Confartigianato Belluno, il “Gran Premio Vita da sarto” dell’Accademia nazionale dei sartori, l’onorificenza di Cavaliere, Commendatore e Grande Ufficiale della Repubblica Italiana e, non per ultimo, il “Premio San Valentino” del Comune di Limana. Perché il Maestro, oltre che sartore, è stato titolare d’organo della Parrocchia limanese per ben 57 anni. Concorsi, conferenze e perfino 10 congressi mondiali. Parigi, Berlino, Salisburgo fino in Finlandia, Cina e Corea. Tanti paesi ma una costante: l’arte del vestire per vestire l’arte, perché ognuno a modo suo è una piccola opera che va valorizzata da sapienti mani.
Agli esordi della sua carriera, era strano che un sarto di provincia riuscisse a spiccare. Tanto che, durante un concorso a Sanremo, la presentatrice credette che la sigla BL che accompagnava il nome del sarto fosse un errore di stampa, e lo annunciò come proveniente da Bolzano. Nessun bellunese era mai arrivato fin là prima di quel momento. Un giorno gli fu detto che un sarto di provincia non poteva fare parte dell’Accademia dei sartori, avrebbe irrimediabilmente tolto prestigio a quella importante istituzione che riuniva solo i migliori sarti dalle più importanti città italiane. Arrivatagli questa voce, il presidente dell’Accademia Gregorio Luzzi decise di consegnare ufficialmente la tessera al sarto limanese proprio sul palco di Sanremo nel 1984.

E come dimenticare il viaggio in Corea. Il cappello di corredo al completo non entrava nei piccoli scomparti dell’aereo. Così, il Maestro Fant si è ritrovato a passeggiare per le boutique orientali in cerca di un copricapo adatto. E che stupore quando a Taiwan la gente si inchinava con rispetto al suo passaggio, era forse una presa in giro? Fu l’interprete a spiegargli che in Cina il sarto viene considerato secondo solamente al medico: il primo può toccare il corpo umano per curarlo, il secondo per renderlo armonioso e nasconderne i difetti!

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