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Il gatto con le ali

I rapaci notturni tra mito e realtà

Il gatto con le ali

I rapaci notturni tra mito e realtà
Gufo Comune - Foto di Stefano Triches

L’uomo è fantasioso: etichetta come stupido l’allocco, per lo sguardo apparentemente inebetito, mentre è indiscutibile la saggezza del gufo. Due modi opposti di interpretare la fissità degli occhi di questi uccelli. “Resta come un allocco” infatti chi assume un’espressione sciocca con gli occhi sbarrati. Il gufo invece è vecchio e sapiente, forte della sua statura monumentale e di quei due ciuffi di piume sulla testa che gli conferiscono il più alto grado nella gerarchia.

Sono proprio gli occhi frontali di questi uccelli, misteriosi e affascinanti, ad attirare l’attenzione e il desiderio presente nell’uomo di interpretare la natura secondo le proprie categorie.

Ma gufi, civette, allocchi, assioli… si prendono la rivincita alla sera, quando l’uomo si ferma di fronte alla notte a cui lega i segreti di quello che non conosce, morte compresa, mentre i rapaci iniziano la loro caccia silenziosa, interrotta dal verso stridulo della civetta o dal profondo e lugubre canto del gufo.
E’ allora che questi rapaci si trasformano in un attimo in potenti macchine da volo, veloci e immediati nell’artigliare la preda con un lieve soffio di vento.

L’abilità nel fendere l’aria e il folto piumaggio non bastano però a accumunarli a un qualunque uccello: resta quell’alone di mistero dietro il loro sguardo, solenne ed enigmatico, come appare negli occhi di un animale biologicamente lontanissimo: il gatto. Stesse orecchie, stessi occhi rotondi, stessa faccia appiattita. E anche il gatto pratica una caccia notturna e solitaria, d’agguato, al pari del gufo, detto anche “il gatto con le ali”.

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