Il crostaceo delle acque cristalline
Il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes) è un piccolo crostaceo d’acqua dolce, in passato molto presente nelle nostre acque. Tozzo e dal carapace robusto, può superare i 10 cm di lunghezza, raggiungendo quasi un etto di peso, con i maschi più grandi delle femmine. Vive nei torrenti dalle acque pulite e ben ossigenate, in laghetti, lavatoi, raccolte d’acqua nelle grotte, in corsi d’acqua secondari piuttosto che nei principali rami fluviali. Predilige aree ombreggiate come rii incassati alimentati da acque di risorgiva e ruscelli protetti dalla vegetazione.
Come si nutre e accudisce la prole
È un animale tipicamente notturno. Si nutre di piante acquatiche, alghe, vermi, molluschi, larve di insetti. Si rivela aggressivo nella difesa del suo territorio e nella competizione sessuale, come dimostrano le chele mozzate risultato delle lotte. L’accoppiamento avviene soprattutto nella stagione fredda. La femmina porta sull’addome per quasi 6 mesi le uova fecondate (circa un centinaio), prendendosene cura, arieggiandole e tenendole pulite. Le uova si schiudono in primavera ma le piccole larve rimangono ancora per qualche tempo aggrappate al corpo materno.
I nemici del gambero di fiume
I nemici dei gamberi sono gli insetti, le cui larve (es. di libellula) si nutrono degli esemplari più giovani, i pesci (trota, pesce persico, cavedano…) e gli uccelli. L’uomo non può tirarsi fuori dalle sue responsabilità in merito alla diminuzione del gambero in natura, in quanto questo crostaceo è molto sensibile all’inquinamento.
Tra i fattori che ne minacciano la sopravvivenza anche le derivazioni a scopo idroelettrico, la regimazione delle acque (tombini, canali…), l’uso di sostanze tossiche in agricoltura (es. anticrittogamici). In passato poi c’era un’intensa attività di cattura di questo animale, a scopo culinario: la provincia di Belluno si considera tra le zone d’Italia dove c’era la maggior raccolta di gamberi, probabilmente legata anche all’esportazione. Adesso la cattura del gambero in provincia di Belluno è vietata.
Ancora presente in Valbelluna
La specie per fortuna è ancora presente nella parte bassa della provincia, generalmente intorno ai 400 m di quota, dall’Alpago (compreso il lago di Santa Croce) alla Destra e Sinistra Piave, al Feltrino, al basso Agordino (Voltago).
Attualmente, per fortuna, in provincia non è stata segnalata la presenza di altre specie che potrebbero minacciare il locale gambero, in altre zone d’Italia già a rischio per l’introduzione avvenuta anni fa (probabilmente da allevamenti artificiali) di una specie esotica, il Gambero Rosso della Louisiana, detto “gambero killer”, artropode aggressivo e portatore di parassiti pericolosi per il nostro storico crostaceo.