L’area di Casteldardo fu considerata importante fin dall’epoca romana, in quanto in posizione strategica sia rispetto alla Valbelluna e alle Dolomiti, sia rispetto alle vie di comunicazione con Treviso e la pianura. In quel periodo probabilmente venne eretta una torre di vedetta, dove poi sarebbe sorto in epoca medioevale l’antico castello d’Ardo.
Secondo gli studi esso non era stato eretto dove ora si vede una piccola torre, di recente costruzione, e nemmeno nel luogo dove nel XVI secolo Odorico Piloni costruì un grandioso palazzo di villeggiatura, ma proprio al limite del bosco sull’alta sponda quasi a picco sull’Ardo. Lo stesso storico Giorgio Piloni nella sua “Historia” lo definì “il castello sopra il fiume Ardo, in una grande altezza fabricato”. Secondo la tradizione orale sembra che anticamente esistesse anche una via sotterranea che collegava il castello con la chiesa di Santa Tecla, oggi perduta.
Questo antico castello sull’Ardo ha avuto un ruolo strategico durante tutta la storia del nostro territorio e lo dimostrano le frequenti battaglie per prenderne il controllo. In particolare dopo la metà del XII secolo rappresentò il punto più importante della linea di fortificazioni dei Caminesi, che comprendeva Zumelle, Casteldardo per poi passare in destra Piave a Mirabello (Noal) e Landredo (Landrìs) fino al controllo della val Cordevole.
Un episodio storico significativo è quello che vede come protagonista il vescovo di Belluno, Gerardo de Taccoli che, alla guida di soldati bellunesi e feltrini, organizza una campagna militare per contrastare il controllo di Treviso sul nostro territorio. Siamo nel 1196 circa e i nostri soldati attaccano il castello di Mirabello a Noal di Sedico e poi in sequenza conquistano quello di Landrìs e il caposaldo strategico di Casteld’Ardo di Trichiana. L’operazione si conclude a giugno con la conquista delle due maggiori postazioni trevigiane: Zumelle e Quero.
I VERSI DEL “RITMO BELLUNESE”
Casteldardo (Castel d’Ardo) è diventato un sito molto conosciuto proprio per alcuni versi che raccontano della sua distruzione, avvenuta in quel 1196 da parte del vescovo Gerardo. Si tratta del famoso “Ritmo Bellunese”, probabilmente una “canzone” militare che esaltò l’unica vittoria dei bellunesi sulla crescente potenza trevigiana. Ci sono varie versioni lievemente diverse una dall’altra; la seguente è quella ritenuta più corretta, tenendo conto anche della parlata del tempo:
“De Castel d’Ard havì li nostri bona part, i lo zetta tutto intra lo flume d’Ard; e sex cavaler de Tarvis li plui fer con sé duse li nostri cavaler”.
(Di Castel d’Ardo ebbero i nostri buona parte, lo gettarono tutto dentro il fiume d’Ardo; e sei cavalieri di Treviso, i più fieri, con sé condussero i nostri cavalieri.)
La presa e la distruzione di Casteldardo costituiscono quindi un fatto importante sia in ambito storico per i rapporti esistenti tra Belluno, Feltre e la Marca Trevigiana, ma anche e soprattutto nella storia della letteratura italiana, perché questi versi rappresentano uno dei primissimi documenti della lingua volgare. Anche il modo con cui ci sono stati tramandati è particolarmente interessante.
Il cosiddetto “Ritmo Bellunese” deve aver incontrato da subito curiosità e interesse perché, secondo la tradizione, i versi sono stati inseriti da un ignoto amanuense della Certosa di Vedana in un testo latino. Questo testo andò poi perduto ma i versi su Casteldardo nel frattempo erano stati copiati nel XVI secolo, sicuramente proprio per la loro particolarità di essere scritti in lingua volgare all’interno di un testo latino. E così questi quattro versi scritti alla fine del XII secolo, per esaltare quella che fu considerata una grande vittoria militare bellunese, sono giunti fino a noi, tramandati da vari autori tra cui anche lo storico Giorgio Piloni.
LA LEGGENDA DI MURCIMIRO
Giorgio Piloni, nella sua “Historia di Cividal di Belluno”, e Domenico Tessari, con la trascrizione da un manoscritto intitolato “Historia di Castel d’Ardo”, hanno tramandato fino ai nostri giorni un’altra vicenda legata a Casteldardo. Ancora una volta, l’importanza del controllo di questo punto strategico viene espressa all’interno di un romanzo che racconta le lotte tra Belluno e Feltre per il controllo su Zumelle.
La vicenda raccontata corrisponde alla nota “leggenda di Murcimiro”, ambientata in un periodo storico che va dal 712 al 744 circa, che vede il signore di Zumelle innamorarsi di Athleta, figlia di Tucherio, signore di Casteldardo. La giovane e bellissima ragazza però è già promessa sposa ad Azzone, conte di Feltre, e quindi Murcimiro, non potendola avere come sposa legittima, decide di rapirla, dando inizio a una serie di battaglie e sanguinosi contrasti che vedono protagonisti Zumelle, Casteldardo, Belluno e Feltre.