Entrare in casa di Rosanna è come immergersi nei colori, intensi, luminosi. Sono i colori dei suoi quadri, delle bambole dai vestiti ricercati e dei sassi dipinti. Rosanna, 80 anni portati con disinvoltura, ha trascorso la sua vita a Soranzen, ha lavorato come artigiana ed ha accudito amorevolmente il marito malato da tempo, riuscendo comunque a mantenere vivi i suoi molteplici interessi, anche a costo di rimanere alzata fino a notte fonda. Pittrice autodidatta, scrittrice per caso, artigiana nel vero senso della parola, afferma con rammarico che le manca il tempo per realizzare tutto ciò che ha in mente. Ma è dei suoi sassi dipinti di cui vorrei parlare, autentiche opere d’arte da lasciare a bocca aperta!
I suoi sassi, magistralmente assemblati, rappresentano personaggi di un tempo o di diverse nazionalità abbigliati con i costumi tradizionali del loro paese di origine. Ognuno di loro va osservato attentamente per coglierne i particolari, le espressioni del viso e degli sguardi. Due carabinieri se ne stanno impettiti nella loro divise impeccabili. Due balie, accanto ai due bambini che accudiscono, svelano la tristezza per aver lasciato i loro piccoli al paese. E che dire della suocera dallo sguardo un po’ arcigno. Al grembiale porta appeso un mestolo dalle molteplici funzioni, mentre il capo è impreziosito da un foulard viola legato alla nuca. Orecchini lunghi dorati e una fascia rossa incrociata sul petto sopra una elegante camicia bianca fanno pensare ad una donna fiera di sé. Splendida la figurina della donna egiziana con il costume e il copricapo tradizionali. Per realizzarla Rosanna ha scelto un sasso che sembra fatto apposta per rappresentare la donna nell’atto di tornare dal pozzo con in mano un grande vaso di terracotta pieno d’acqua. È una creazione fra le sue preferite che mai venderebbe.
Il mio sguardo cade su due figurine davvero particolari: un’affabile donna riccamente vestita con i capelli neri raccolti in uno chignon tiene fra le mani un vezzoso cestello marrone. Accanto un uomo si inchina di fronte a lei. Si tratta del maggiordomo che con il tovagliolo al braccio, come s’usa nelle migliori famiglie, porge alla padrona un vassoio con il bricco del tè e la tazza di fine porcellana decorata. Come ogni maggiordomo che si rispetti porta baffi curati, pantaloni rigati, un elegante cappello nero e un bel papillon rosso vermiglio. Rosanna mi mostra anche i nonni, che nella sua collezione non possono mancare. Sono così richiesti che li deve replicare più e più volte. Lo sguardo del nonno verso la sua sposa ispira tenerezza, mentre la nonna ricambia con aria civettuola. Suscita grande simpatia la figura del “ciochet” con l’immancabile fiasco in mano, le gote ed il naso rubizzi e la bocca spalancata in un canto da osteria che immaginiamo roco e stonato.
Potrei descrivervi altre decine di figure perché tutte meriterebbero uguale attenzione, ognuna di loro racconta una storia o rappresenta un angolo di mondo. Rosanna ha denominato queste sue composizioni “I Piavei”, un vocabolo inventato da lei a ricordare i sassi del Piave che raccoglie durante le sue passeggiate. Sono pietre arrotondate e levigate dall’acqua che lei pulisce e liscia con la carta vetrata. Poi incolla le diverse parti con una colla a presa rapida da marmisti. L’operazione richiede perizia e molta pazienza, prima di passare alla pittura e alla verniciatura finale.
Giovanna ha scattato decine di foto, anche lei ammirata da tanta maestria ed è con dispiacere che salutiamo Rosanna, certe di aver conosciuto una donna che sa comunicare passione e gioia di vivere.