Dall’incontro tra un poeta ed un pittore e dalla profonda conoscenza di una bellissima valle non può che nascere un piccolo capolavoro. È quello che accade ai venticinque racconti, raccolti nel volume “I miracoli di Val Canzoi”, usciti dalla fantasia dello scrittore feltrino Giovanni Trimeri e commentati dal pennello del suo conterraneo Gianantonio Cecchin che li ha magistralmente illustrati. Alle fantasie, rese con una prosa misurata, da parte del primo, fanno eco i tratti pittorici del coautore che, con un loro singolare modo, arricchiscono il racconto. Le analogie e soprattutto le differenze coi famosi racconti di Dino Buzzati (nella raccolta “I miracoli di Val Morel” a cinquant’anni dalla loro prima edizione) sono ben delineati da Fabio Atzori, il critico che ha curato la prefazione dell’edizione, evidenziandone le peculiarità.
Il contesto e le scenografie sono quelle della Val Canzoi, luogo noto e percorso da entrambi. Gianantonio vanta una pluriennale collaborazione artistica con la Pro loco di Soranzen, Giovanni alle sue conoscenze letterarie ha aggiunto la passione per il mistero e una lunga ed accurata ricerca sui toponimi e sui luoghi. I riferimenti stilistici non sono propriamente riconducibili al Buzzati, da cui comunque è venuta l’ispirazione; oggetto d’indagine e di ammirazione sono stati soprattutto i suoi fumetti. Ma sono trascorsi cinquant’anni e i temi, le fantasie e i contenuti sono differenti e legati a temi di attualità.
Nelle vicende qui narrate, con onirica finezza ed ironia, vengono stigmatizzati i pregiudizi tuttora esistenti, mescolati alle leggende e alle tradizioni dei luoghi. È la Val Canzoi infatti il trait d’union di tutte le storie, ambiente da cui si proviene o nel quale la storia si avvera. Quelli raccontati sono veri e propri miracoli? I fatti straordinari sono tali solo nella testa dei protagonisti, i lettori li apprendono con meraviglia, gli scettici si ostinano a negarli. Ma la fantasia non ha confini e risale irriverente le rocciose pareti del Sass de Mura. «Le numerose chiesette esistenti nella valle, come quella crollata di Sant’Eustachio, sono state la mia fonte d’ispirazione» ha sottolineato lo scrittore Giovanni Trimeri «che mi hanno indirizzato verso altrettanti miracoli. A ben vedere il mio lavoro non è solo opera di fantasia, in quanto affonda le proprie radici nella cultura locale».
«L’idea venuta al mio amico Giovanni» gli ha fatto eco Gianantonio Cecchin «mi era parsa fin dall’inizio valida ed originale, si trattava da parte mia di dare valore aggiunto a dei testi che trovavo già alquanto significativi».
Chi avrà occasione di sfogliare l’opera avrà modo di notare la cura con cui sono stati valorizzati i luoghi e la particolare attenzione riservata alla scelta dei nomi dei protagonisti delle singole storie (Orsante, Silveria, Anda, Gruccio, Oriundo, Robinia, Simposio…). Sono nomi pregnanti, ricchi di allusioni significative. Di estrema attualità sembrano pure le tematiche affrontate. Vi compaiono i disastri naturali, emergono alcuni radicati pregiudizi, sono citati fenomeni sociali che hanno attraversato la storia recente, vengono riproposte le tradizioni locali. Allo stile asciutto del racconto si aggiungono i colori del pittore e lo stile popolare ed ornato degli ex-voto che appaiono in numerosi cartigli collocati all’interno di molte tavole illustrative.
Siamo di fronte ad uno spaccato della vita in valle, che sembra raccontare di un uomo con i piedi sull’erba e la testa per aria, capace di scivolare rovinosamente sui ciottoli del torrente e ritrovarsi a capo in giù nell’acqua pronto ad incappare nel suo prestigioso miracolo… un miracolo in Val Canzoi.