Ecco la seconda parte del racconto relativo ai “casei” e/o latterie nel 1932, dei quali la Cattedra ambulante di agricoltura per la provincia di Belluno, in pieno periodo fascista, fece un’attenta analisi. È oggi interessante, culturalmente e storicamente, conoscere “come eravamo e come si viveva” per consistenza di soci, numero di vacche (sono escluse manze e vitelli), latte lavorato e caratteristiche, 90 anni fa, quando quasi ogni famiglia allevava per sopravvivere. Pur essendoci ancora, per fortuna, qualche stalla di grandi dimensioni, per l’ambiente erano allora tempi migliori, basti vedere le foto d’epoca con prati e pascoli sino ad alte quote.
VILLABRUNA soci 35, vacche 85, latte lavorato q.li 1.300, funzionamento per l’intero anno. “Latteria turnaria costituita legalmente, fabbricato edificato nel 1930, buono l’attrezzamento ed il macchinario, nessun rimarco per quanto riguarda l’igiene, non è provvista di casaro diplomato. Essa sorge a circa 1 km dalla latteria di Umin ed indubbiamente l’azione risulta ostacolata da quest’ultima, ha ancora Lire 9.000 di debito”. È da sottolineare la bella ricerca storica e ben documentata curata da Dino Tonin sulla storia del Casel: l’oramai vetusto e cadente edificio venne restaurato dal gruppo Alpini e Amici del Casel e inaugurato il 17 settembre 1995 ed ora è la loro bella ed accogliente sede utilizzata per serate culturali, pranzi ed altro.
UMIN la sua realizzazione fu a cura della contessa Ada Bellati, allora proprietaria di molti terreni, case e boschi; si trovava vicino alla chiesa di San Marcello nel lato a sud, ora proprietà e abitazione delle famiglia Pradel-Chiesurin. I soci erano 34, le vacche ben 125 ed il latte lavorato 1.900 q.li /anno. Ecco la descrizione: “Turnaria, costituita legalmente, posta in un fabbricato della contessa Bellati, l’attrezzatura è abbastanza buona comprendendo la dotazione di macchinario, due caldaie fisse, impastatrice, zangole ecc., il casaro non ha frequentato corsi di caseificio. Questa latteria, che ostacola il funzionamento di quella di Foen e di Villabruna, ha a sua volta a circa 500 m. di distanza il casello di turnario di Villabruna.” Ora i locali sono stati trasformati in abitazione.
FOEN soci 48, vacche 78, latte lavorato q.li 2.950 e apertura tutto l’anno. “Turnaria, costituita legalmente, fabbricato costruito nel 1926. Nessuna deficienza da rimarcarsi per quanto riguarda l’igiene, l’attrezzatura e la dotazione del macchinario, manca solo di alcuni attrezzi minuti e del torchio. La latteria ha 16.000 Lire di debito, il casaro ha frequentato i corsi di caseificio tenuti dalla Cattedra ambulante di agricoltura nell’anno 1926. L’azione di questa latteria è ostacolata dalla latteria di Umin che sorge ad una distanza di circa km 2”. È ora bellamente restaurato ed è sede dell’associazione di promozione sociale di Foen.
VIGNUI soci 50, vacche 70, latte lavorato q.li 910, funzionamento nel solo periodo 1° ottobre-31 maggio. “Costituita legalmente, turnaria, fabbricato costruito nel 1927 ed è priva della cantina per la maturazione e conservazione del formaggio. È sprovvista di scrematrice e torchio, le due caldaie mobili a fuoco fisso dovrebbero venire sostituite con altre fisse a carello mobile. Igienicamente la latteria è abbastanza buona, non ha debiti, è sprovvista di casaro diplomato ed ottiene la resa media di formaggio per q.le di latte lavorato di appena il 5,50%. Questa latteria, che indubbiamente ha bisogno di completare l’attrezzamento ed il macchinario, dista da quella di Pren di soli km.1.500; indubbiamente sarebbe stato molto più utile istituire un solo caseificio che raccogliesse tutto il latte prodotto. Allo stato attuale si potrebbe studiare la convenienza di fusione adibendo eventualmente a centro di raccolta la latteria di Vignui”. Anche questo è stato restaurato con cucina e sala.
CONSIDERAZIONI
Si noti che il maggior numero di vacche da latte era a Umin con ben 125 capi, ma la maggior produzione era a Foen con 2.950 q.li con 78 capi, il che non si spiega se non con l’ipotesi che molto latte venisse consumato o venduto in paese; sino agli 70 del secolo scorso era diffuso il ritiro diretto, poi il latte bollito serviva quale alimento per famiglie e bambini. Il formaggio prodotto era spesso molto magro perché si privilegiava il burro (el buttiro), condimento d’eccellenza che aveva un mercato più fiorente. La legna era solitamente fornita dal titolare della “cotta”, cioè dell’allevatore che in quella giornata faceva formaggio, appunto per turnazione. Si sottolinea che tutti i casei hanno voluto mantenere la memoria storica conservando le caliere di rame e gli attrezzi.