Gufi e civette, gli abitanti della notte per eccellenza, suscitano in noi sentimenti autentici e contrapposti come ammirazione e fascino, ma anche diffidenza e timore.
Nell’immaginario collettivo una specie molto conosciuta e ben diffusa nelle campagne del fondovalle è la civetta. Almeno una volta avrete sentito la credenza popolare che vede attribuire al canto di una civetta un presagio di disgrazia o di morte. Queste superstizioni si sono sviluppate più di 1000 anni fa, in epoca medioevale, quando le case erano illuminate da candele e il Cristianesimo stava velocemente prendendo piede in Europa. Le pesanti giornate di lavoro erano scandite dal sorgere e dal tramontare del sole e le poche occasioni in cui le persone stavano sveglie la notte erano le lunghe veglie funebri. Questo rito faceva aumentare esponenzialmente la probabilità di sentire il canto dei rapaci notturni e di associarli al tragico evento. Anche il tenue bagliore della lanterna ad olio posta fuori dalla casa fungeva da attrattivo per i numerosi insetti e di conseguenza per la civetta che, tra un canto e l’altro, si cibava delle falene proprio mentre si svolgeva la veglia notturna.
Fortunatamente non è sempre stato così ed esistono molti esempi in cui a gufi e civette viene attribuito un ruolo positivo. Nella cultura greca, la Dea Atena, figlia di Zeus, veniva raffigurata con una civetta sulla spalla.
Questo binomio avrebbe poi ispirato nel 1769 un medico naturalista trentino ad attribuire a questo animale il nome scientifico di Athene noctua.
Nell’arte della caccia la civetta sceglie un posatoio sopraelevato e con sguardo calmo e attento scruta e sorveglia l’ambiente nell’oscurità. Proprio questo atteggiamento vigile e concentrato ne ha legittimato l’associazione con la Dea della saggezza.
La storia è ricca di testimonianze che ci raccontano il rapporto controverso tra gli uomini e questi animali: da antiche raffigurazioni rupestri e manufatti precolombiani, fino a poesie e dipinti risalenti al secolo scorso.
Locale e degna di nota è una leggenda agordina che ha come protagonista un’immortale Ninfa dei boschi che dimora vicino a laghi e ruscelli alpini. Gentile e disponibile nei confronti dei valligiani, è dotata della capacità di prevedere il futuro e di parlare con le civette, sue fidate messaggere.
Oggi conoscendo meglio le caratteristiche e le particolarità di questi preziosi animali, possiamo contribuire a costruirne un’opinione positiva e goderci l’affascinante canto di una civetta in una notte stellata.