Meridiane? Non dici De Donà se non dici Sogne e viceversa. Infatti, la collaborazione tra Giovanni e Giuseppe è molto stretta e complementare. Giovanni è un artista di decorazioni murali. Il suo percorso artistico parte a Cibiana di Cadore, famosa nel mondo per i murales. Insegnante di murales nei corsi lì organizzati, presso la Scuola Internazionale di Affresco del direttore artistico Vico Calabrò, la sua storia iniziò in tutt’altro posto, essendo nato a Monza. «Figlio di emigranti, mio nonno era di Sospirolo, a Monza non riuscivo a vedere mai le stelle. Poi nel 1981 mi trasferii per amore qui, e ben presto fui attratto dalle bellezze del territorio e dalla lucentezza del cielo che in Brianza non riuscivo mai a vedere. Appassionato di astrologia, mi avvicinai ben presto al gruppo di astrofili locali; mettendo assieme decorazione murale e astronomia, era inevitabile arrivare alle meridiane».
Negli anni 70 frequentò la scuola d’arte a Monza, poi negli anni ’90 seguì importanti corsi con allievi da tutto il mondo di decorazione murale a Cibiana con illustri maestri di affresco, graffito, encausto e pittura a secco con il grande maestro napoletano Aiello. “Condividere passioni, valori con gente da ogni dove, fu un’esperienza unica”. Esperienza che proseguì con il ruolo di docente di tecnica dei graffiti. Da dieci anni Giovanni è il responsabile dei restauri degli affreschi di Cibiana.
TECNICHE DI ESECUZIONE
I committenti scelgono il soggetto da un catalogo di modelli classici o moderni e tra oltre 600 proposte di motti arguti; raccolte le indicazioni, prepara il progetto corredato di disegni, poi la realizzazione. «Le Meridiane per definizione sono esposte al sole e – guarda caso – il maggior nemico dei colori, più che le intemperie, sono proprio i raggi ultravioletti del sole, che li fanno scolorire. Per superare questa insidia bisogna utilizzare dei prodotti semplici che si trovano in natura, come gli ossidi di ferro che hanno una molecola molto semplice composta da metallo più ossigeno, contrariamente ai colori industriali che derivano dagli idrocarburi, che smarriscono subito. Per fare un lavoro che duri nel tempo, bisogna saper scegliere i prodotti giusti».
Questi prodotti si presentano in natura come delle terre colorate, poi frantumate e rese in polvere. L’ossido di ferro si presenta in varie tonalità, giallo, rosso, marone. «Se utilizzate per affreschi, sono sciolte in acqua e applicate all’intonaco fintantoché è fresco, invece per i dipinti murali si sciolgono in un liquido acrilico e si stendono con un pennello».
DALLO SPOLVERO ALLA REALIZZAZIONE
«C’è da considerare che di solito per l’esecuzione pittorica si lavora sempre in posti scomodi, su delle impalcature, attaccati senza una visione d’insieme, non ci si può allontanare, per questo si preparano dei bozzetti che si riproducono in grandezza naturare prendendo il nome di “spolvero”. Lo spolvero è la tecnica antica degli affreschi per riportare a ricalco nel muro il disegno preparato in studio su un supporto cartaceo, che, forato lungo i tratti e contorni, lascia la traccia della polvere di carbone impressa nel muro fedele al disegno. Nell’affresco non puoi sbagliare, c’è un momento particolare in cui l’intonaco è pronto: non quando è troppo bagnato, perché non assorbe, non quando è troppo asciutto perché respinge: c’è solo un attimo e, appena appoggi il colore, l’intonaco lo assorbe».
L’EMOZIONE PIU GRANDE
Giovanni aveva iniziato una carriera nella Pubblica Amministrazione, arrivando ben presto alla dirigenza. «Era il 1999, mi licenziai per intraprendere la strada dell’”artigiano-pittore”; questa decisione destò molta sorpresa, fui osteggiato da parenti, amici, colleghi, l’unica persona che mi incoraggiò fu mia moglie. Ora quando completo un’opera, sento dentro di me la soddisfazione di aver contribuito ad abbellire le cose. Ma il lavoro che mi dà più soddisfazione è realizzare le meridiane, perché trovo che sia un punto di incontro tra l’arte, la scienza, la storia, la religione, le tradizioni. È un’emozione grandissima quando vedo che la macchia di luce e ombra va a posarsi dove avevo calcolato. Ma – conclude l’artista – ancora di più mi emoziona, vedere le scoperte delle persone che si avvicinano per la prima volta alla Meridiana, che si accorgono di cose che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. La vera essenza del tempo non è quella che l’orologio segna convenzionalmente, è appropriarsi dei fenomeni naturali come la levata o il tramonto, che si ripetono tutti i giorni dalla storia dei tempi».