In una nuova giornata di estate, con un caldo che avevo dimenticato a causa del lungo e difficile inverno, la noia regnava sovrana… Cosa fare? Un film alla tv o una passeggiata in giro per la pieve castionese? Girandomi verso la libreria, mi cade lo sguardo su “Le chiese della Parrocchia di Castion” di Flavio Vizzuti; il fato aveva deciso per me: giro in bici “a caccia” di chiesette, utilizzando il Vizzuti come colta guida personale!
Non potevo che partire dalla chiesa parrocchiale di santa Maria Assunta, la cui origine risulta antecedente al Mille e, dopo aver ammirato l’organo Callido del 1802, che fa bella mostra di sé dietro il pontile della Cantoria, mi sono concentrata sull’Assunzione della Vergine (1586) di Cesare Vecellio, la cui assiepata parte inferiore presenta una realistica galleria di ritratti, che culmina in quello preciso e puntuale del pievano committente Francesco Crocecalle: farsetto nero, camicia con colletto all’italiana, cotta e stola… quasi pronto per una sfilata antica. E poi il san Rocco dell’altare laterale di Giovanni Auregne (1631), dalla grande definizione fisionomica, quasi un paesano bloccato nel tempo.
Uscita, ho sfidato il caldo cercando, quasi come in una caccia al tesoro, il monogramma lapideo di san Bernardino da Siena (tardo XV), murato, da qualche parte, in una facciata esterna. E, dopo la soddisfazione del ritrovamento, quasi come una novella Indiana Jones, non potevo non continuare. In dieci secondi sono arrivata davanti al Battistero, da poco tornato a nuova vita, e dentro… il fonte lustrale in pietra di Castellavazzo (1583): un monolite bocciardato, con coperchio di legno e in sommità la figuretta lignea di un san Giovanni Battista: bellissimo!
Ripresa la bici, una capatina a Cavessago, per visitare la chiesetta dei santi Simone e Giuda, e poi giù per Pian delle Feste e su a Pedecastello per un po’ di refrigerio ammirando la chiesetta di sant’Anna, solitario edificio sorto su di un’altura e circondato da un magnifico boschetto.
E poi ho continuato con la chiesa di san Lorenzo a Modolo, quella di santa Giustina e san Zenone di Sossai, san Nicolò a Caleipo: piccoli gioiellini della devozione popolare, che i paesani mantengono in ottimo stato. Poi un notevole sforzo fisico mi ha fatto arrivare a san Mamante, da sempre affascinata dal culto di questo santo.
Faverga, Madeago, e infine Cirvoi… Le chiese non son certo finite, ma io ormai sono stanca e me ne torno a casa soddisfatta, ripromettendomi una seconda uscita, magari in compagnia. Un gran bel pomeriggio, ammirando la pittura del Vecellio, del Frigimelica e del Ridolfi, i paliotti, i crocifissi lignei e le statue intagliate. Piccoli tesori, patrimonio di tutti, da custodire e preservare anche per chi verrà dopo di noi!