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Gino Girelli

Imprenditore con 60 anni di vita sociale

Gino Girelli

Imprenditore con 60 anni di vita sociale

Per scrivere tutto quello che Gino Girelli ha fatto in 60 anni di vita sociale, non bastano queste pagine che “il Veses” gli riserva. Se questa intervista la trovate “sintetica”, beh, vi do un consiglio: andate a trovarlo, lui saprà intrattenervi a lungo, ha 88 anni di storia da raccontare. Come tanti ragazzi di allora, fu inquadrato nei “Figli della Lupa”, poi nei “Balilla” ma, passata la guerra, anche Gino iniziò la sua vita sociale nell’Azione Cattolica. A 20 anni nel 1953 contribuì a costituire la Plavis, promosse il settore ciclistico organizzando la “Plavis Michelin”, poi “Plavis Williers”. Erano gli anni ruspanti di un’Italia che voleva uscire dal buio della guerra e, imitando Coppi e Bartali, dare delle opportunità sportive ai giovani. «Mezzi par spostarse no ghe n’era, i boce i ‘ndéa ale gare la domenga e i se fèa 50-60 km solche par rivar ala partenza. Co’ i partìa, pi spess i era già strachi».

PAPA RONCALLI PASSA A FORMEGAN
Gino e Dino sempre in competizione. Quasi coscritti, giovani emergenti, sportivi per definizione, entrambi attivisti della Democrazia Cristiana, innamorati della loro Santa, si giocavano la “leadership” a chi faceva di più e meglio. In politica, all’interno della DC, Gino era simpatizzante di Leandro Fusaro di Feltre, Dino Dal Pan guardava a Mel a Gianfranco Orsini, nello sport Dino preferiva il calcio, Gino le biciclette. «Però quando che l’era da méterse in mostra o a parlar, nol perdéa l’ocasiòn. parchè lu l’era studià, mi invece an zucòt! Quela olta via a Formegan se avéa organizà na gara de biciclete. An certo punto ariva an ordine dai carabinieri de fermar tut parché dovéa pasar al Patriarca de Venezia, il Nunzio Angelo Giuseppe Roncalli (1953-58), in visita alla Diocesi (alla storia Giovanni XXIII°). Dino ciapa la bandierina del direttor de gara e, su in zima a na Topolino, al taca a comandar e osar a dir che prima dovéa pasar al Patriarca e po’ le biciclete. Mi ere al responsabile de la gara! Ma lu no l’ha pers l’ocasion de pasarme davanti!».
La Topolino fu protagonista anche ai campionati italiani CSI di ciclismo a Codroipo: «Ghe ‘ndée drio an coridor. Nel pasarghe an tubolare fora pal finestrin son ‘ndat do pan fos! Me son giustificà disendo che l’era parchè ‘ndée masa a pian!».

GINO IMPRENDITORE
A 13 anni inizia in un’officina a Meano da Lise, poi lavora a Tai di Cadore da Oreste Svaluto a riparare auto e Vespe. Qui aveva imparato un mestiere, ma «de star sot paròn ere già stuff». Così con alcuni attrezzi del papà scarpèr (già garzone di “Habrihio”), si mise ad aggiustar biciclette in cucina ad Ignan; primo apprendista Gelindo Norbe. Erano gli anni in cui la voglia di buttarsi anche senza un soldo in tasca, pagava. Così Gino si trasferì in piazza all’Angelo, giusto sotto il Bar Centrale, e li iniziò ad espandersi con il lavoro. La parola “espandersi” risulta essere la più appropriata perché ben presto il lavoro cresceva e con questo anche il movimento sulla piazza.
Così piazza all’Angelo diventa la sua officina all’aperto. «Dove che ghe n’era i vespasiani là metée al fer da butar via, le machine le vernisée secondo al tep in medo al piaza; insoma l’avée ocupada tuta». Fintanto che non iniziarono ad arrivare le prime lettere di sgombero da parte del sindaco Bepi Muraro, non senza un certo imbarazzo visto che Gino Girelli era anche consigliere comunale. L’invito era di trovarsi in paese un’altra collocazione più consona alla crescente attività. Gli abitanti della piazza (ma non tutti) premevano affinché il sindaco prendesse provvedimenti. Per qualche anno si assistette a un bel teatrino: il vicesindaco Ugo Dal Pont dagli scranni del consiglio invitava Gino a traslocare, poi nei panni «de paròn dela locanda all’Angelo» gli sussurrava di restare lì, perché creava tanto movimento anche per lui!

In questi anni si era fatto un nome e grazie alla sua verve aveva fondato assieme a Renzo Zampieri l’Unione Artigiani prima, la Cassa Mutua Artigiani e la prima Cooperativa Artigiana di Garanzia di Belluno.

Senza soldi, ma con una faccia da galantuomo, riesce a trovare i giusti prestiti per fare il grande passo. Gino lasciò Piazza all’Angelo per costruire la palazzina dove ancora risiede l’azienda in via Feltre. Officina, negozio di biciclette e motorini, assicurazioni, vendita auto, lavaggio auto coperto, distributore dell’Agip, bombole del gas. L’attività cresce velocemente, fino ad avere otto operai. «Ma l’aiuto più grande l’ho avest da me moglie Luigina Carturan, na gran lavoratrice, na vera mama, l’è stata la me vera fortuna».

LICIO GIRELLI e AL BURCIO
«Me ere mes a vender machine come subagente de Massimo Ferrazzi. An dì riva la Polizia, la me fa an verbal parchè la dis che no aveé la licenza par vender machine. Al Questor al me ha fat serar e na gran multa. Ma mi ho fat ricorso al Prefetto che l’era me amigo, ala fin al me ha dat reson a mi. Così dopo l’ho ciamà a far na bela magnada su al caselo de Ignan. In Comune i era inrabiadi, parché al Prefeto no l’era mai andat in municipio. Ma su da mi dal “Burcio” sì, al Prefetto al ha magnà!». Sì, perché in quegli anni al Burcio di Ignan c’era una gran produzione di salami, con Jio dei Mori e Gelmo Lamosano prima, i Slongo e Toni Poch poi, che anche l’amico Prefetto era interessato a conoscere. Pure il produttore giapponese Shozo Shimano, salito a Santa per premiare il più grande rivenditore del Triveneto, arriva a far gran festa al “Burcio”, ma.. ahi! Mr. Shimano le scale dell’hotel Doriguzzi le farà a quattro! Da lì incominciarono a chiamarlo anche “Licio Girelli” o “al Burcio”!

DAL CSI ALLA POLISPORTIVA
Erano anni in cui il “poliedrico” Gino riusciva a seguire tutto, lavoro, famiglia e sport. La sua dinamicità era conosciutissima; a Feltre collaborava con il Centro sportivo italiano guidato prima da Felice Dal Sasso e poi per tanti anni da Enrico “Cacao” Brambilla, lanciando con lui la “Pedala Feltre”.«Ancora adeso son entro col Csi, l’è l’unica carica che me è restà, come revisore dei conti».

I movimenti del ’68 portarono emancipazione. le ragazze chiedevano di fare sport. Gino, supportato dal settore sportivo della DC, porta un po’ di risorse “Libertas” dentro la Plavis e sviluppa alcuni sport come la pallacanestro e le corse campestri. Ben presto però il calcio lo stava stringendo all’angolo, così l’ambiente fu maturo per la grande scissione.

«I me diséa che le campestri e la palacanestro le magnèa i schei del calcio. Così, insieme a Roberto De Barba, i fradei Gelindo, Melchiorre e Luciano Gazzi e tanti giovani come Flavio Dal Molin, i fradèi Ladini, “Cechia” Carazzai, e tanti altri, avòn fondà dal notaio Colò la Polisportiva».

Era il 1973 e in meno di un decennio la Polisportiva cresce in maniera impressionante. I due protagonisti degli anni 50 si ritrovano ancora interpreti dello sviluppo del paese, da una parte Gino Girelli cavalca la voglia delle persone di praticare sempre nuovi sport e dall’altra il sindaco Dino Dal Pan dà il via a una stagione irripetibile di grandi investimenti in infrastrutture sportive come il completamento della palestra-piscina, i campi da tennis, lo stadio comunale. In poco tempo la Polisportiva si interessa di atletica, pallavolo (fino ad arrivare alla serie B2), ciclismo, sci (con il capitano degli alpini Ferdinando Colombari), scherma con il M° Marcello Rainati, judo, dama, ginnastica.
LE GRANDI SAGRE
Tanti sport richiedono grandi risorse. Non bastavano i vari benefattori come Caldart, Zollet ecc. a sostenere questa mole di attività, ci voleva dell’altro. «An di son via da Albino barbier a farme i cavei. Albino, che ‘l féa an mucio de miel, al se lamenta perché a S. Giustina nesuni i fa gnint. Toni Tura (sindaco di San Gregorio) che l’era drìo spetar al so turno, al me dis: “Ma parché al di dela festa de Santa Justina no fè an cin de banchet?”. Da là ho comincià con an primo capanon fat su con i tubi “innocenti” che me déa Caldart e i teli dei camion dei Trasporti Cassol. Montion an camion a rimorchio de tubi “innocenti” soto la direziòn de Gigetto Pioggia. Così è nasésta la sagra de Santa Giustina, sempre pì granda, sempre pì granda, fin a rivar a 70 metri de capanon». La sagra raddoppia: oltre alla festa d’autunno con grandi orchestre da ballo e gare podistiche interregionali, si aggiunge ben presto la festa di primavera nel mese di maggio. Gino vede che non si possono impegnare persone per un mese solo a montare le strutture, così commissiona un capannone modulare a Gino Tronto e poi ai F.lli Dal Farra, con tanto di teli ignifughi e impianto elettrico a norma. Questa intuizione si trasformerà in frequenti noleggi, una fonte di importanti entrate.
LA STAGIONE DELLE GITE E DELLE PEDONATE
Quale ricompensa ai tanti volontari, Gino inizia a organizzare gite, fino a diventare assieme a Pizzocco Viaggi un vero tour operator. «’Ndone in gità con Gireli?». Roma, Firenze, Sardegna, Principato di Monaco, Spagna, Parigi, fino ad arrivare a Londra. «Quel’an in Sicilia son andadi con tre corriere: 150 persone».

Gite anche per prendere parte a importanti pedonate, alle quali lui stesso partecipa da vero “Presidente sportivo”. Una vita intensa sia nel lavoro come imprenditore che nell’ambito sociale, che per oltre 60 anni l’ha visto impegnato alla crescita della sua azienda, di Santa Giustina e della “sua” Polisportiva alla quale ha dato tutto ciò che aveva dentro, reggendola per ben 35 anni da presidente. A 80 anni ha detto basta. «Ma ti, quanti ani pensitu che pose ancora viver?». Ben Gino, in forma così, ti no te ha proprio limiti!

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