Nell’articolo che segue un confronto epistolare tra Marcella De Pra, mediatrice familiare, e (in corsivo) l’avvocato Giulia Piazza.
Non possiamo non parlarne avvocato, mi siedo e scrivo. In questo periodo sto ascoltando preoccupazioni di padri e madri separati che, disorientati e fragili, devono valutare come salvaguardarsi reciprocamente la quotidianità con i figli per rispettare le norme salvavita imposte dal Covid-19. I “nostri” genitori hanno dovuto rivedere tempi e modi della frequentazione con i figli, segni tangibili della riorganizzazione che ha garantito continuità e stabilità ai legami genitoriali dopo la separazione. A questa necessaria disponibilità si contrappone il tacito timore che contorna tutte le storie separative, cioè che qualsiasi cambiamento può divenire occasione per riaprire contenziosi legali. Quindi proprio le pacificazioni e il buon senso attuale potrebbero compromettere la precedente stabilità. L’emergenza, invece, può trasformarsi in un contenzioso se confliggere è funzionale a nutrire il legame o la litigiosità, pretendendo l’assoluto assolvimento dei dispositivi del Tribunale o l’esigibilità dei diritti individuali, invece che far nascere benevolenza e amorevolezza verso i figli. Irrimediabilmente stiamo rivedendo i nostri credo e comportamenti e abbiamo bisogno di condividere esperienze e storie a supporto delle teorie scientifiche.
Cara dottoressa, ha ragione sul fatto che il momento attuale ci pone di fronte a scenari completamente nuovi e inimmaginabili. Mai come oggi, le nostre figure professionali sono chiamate a offrire supporto alle famiglie, in cui i delicati equilibri, spesso faticosamente raggiunti, rischiano ora di incrinarsi.
Le pesanti restrizioni imposte, prima fra tutte la compressione della libertà di circolazione, possono ostacolare il rispetto degli accordi stabiliti tra i coniugi o i provvedimenti assunti in sede giudiziale.
Il caso più frequente riguarda il genitore separato o divorziato, non collocatario, che teme veder negato il proprio diritto di visita.
La risposta non può che essere dettata dal buon senso, sempre nel rispetto delle modalità di visita previste dagli accordi di separazione o divorzio. Gli spostamenti per ragioni di frequenza figlio-genitore restano, in linea di massima, garantiti, ovviamente nell’osservanza dei decreti ministeriali: ad esempio, evitando i luoghi pubblici e assumendo le necessarie misure di sicurezza e regole igienico-sanitarie. Il diritto alla bigenitorialità non può cedere il passo al bene preminente della salute e va orientato, con l’aiuto di noi professionisti, a soluzioni agili, adatte alla situazione contingente, privilegiando se necessario, modalità di visita a distanza tramite videochiamate.
All’epoca del Covid-19 assistiamo a storie quotidiane di affetti che sembrano sospesi nel tempo, nelle case inondate da un inconsueto silenzio, silenzio di padri lontani dai figli e di nonni che non possono abbracciare i loro nipotini.
Ma ci sono anche storie di speranza, di affetti ritrovati e coltivati.
C’è un padre, rimasto a casa dopo la chiusura forzata dell’attività, che “ringrazia” il Coronavirus perché gli ha dato la possibilità di trascorrere un’intera settimana con la figlia, mentre la mamma era costretta a rispettare i turni di lavoro della fabbrica ancora aperta.
Il tempo dell’attesa può far rinascere un dialogo che sembrava perduto, abitudini e gesti che si erano dimenticati nella frenesia della routine.
Ci stiamo inevitabilmente confrontando con il significato di parole negate dalla globalità, “limite” e “tempo”, che tendiamo ad eludere nel quotidiano perché, oltre ad essere argini protettivi, riflettono ciò che dà valore alle esperienze personali e sociali.
Le storie che ha accennato raccontano di genitori per i quali gli affetti sembrano sospesi, dove l’attesa può far rinascere un dialogo, dove poter sviluppare la complicità educativa, come nella storia di Luca e Lucia, nomi di fantasia. Avevano iniziato un percorso di mediazione familiare prima delle limitazioni, affranti e molto provati emotivamente, quasi impossibilitati a tradurre con comportamenti semplici una nuova riorganizzazione familiare dopo la separazione decidendo, per non implodere definitivamente, di continuare gli incontri attraverso Skype. Ho partecipato con empatia al dipanarsi delle resistenze personali, al progressivo, autentico e comune desiderio di proteggere la figlia di cinque anni e alla ricomposizione del legame genitoriale.
Insieme sono riusciti ad inventare una favola da raccontare e disegnare tutti insieme, con il cattivo personaggio con la Corona, re di un mondo invisibile che, se lo incontri, ti fa venire una “tosse forte forte e una febbre altissima. Cosi io e il papà abbiamo pensato che per un po’ non possiamo più fare che lui viene a prenderti due volte la settimana. È meglio che tu stia con la mamma da lunedì a venerdì, papà lo salutiamo tutte le sere sul tablet, lui verrà a prenderti tutti i venerdì sera e così anche voi starete tranquilli a casa fino alla domenica. Appena lui se ne va, e vedrai che andrà via presto, torneremo a fare come prima.”
E poi accade che anche i figli rivedano le loro posizioni nelle relazioni: le racconto la vicenda di un ragazzo, i cui genitori da oltre cinque anni stanno combattendo in Tribunale per decidere l’affidamento dei figli, uno quasi maggiorenne e l’altro di 14 anni. Inaspettatamente, un mese fa, è accaduto che, quando la madre è andata dal padre per prendere il figlio più piccolo, il maggiore, più invischiato nel conflitto genitoriale, spontaneamente ha chiesto di trascorrere il weekend con la madre e la richiesta si sta ripetendo con continuità.
Le sue storie ci insegnano l’importanza del dialogo tra i genitori, chiamati a fare un passo indietro e a non sfruttare l’emergenza come ulteriore terreno di litigio. La situazione impone di condividere scelte di buon senso, mettendo da parte il conflitto e riflettendo sugli interessi da tutelare, in primis la salute dei propri familiari e collettiva. In questo senso, la soluzione di Luca e Lucia è da guardarsi con favore, poiché la modifica temporanea del regime di frequentazione persegue lo scopo di limitare al minimo gli spostamenti. La deroga agli accordi di separazione e divorzio è dunque possibile e, anzi, può trasformarsi in un’opportunità che consente ai genitori di dedicare più tempo ai propri figli.
E quando l’emergenza sarà finita? Ovviamente, la revisione degli accordi è sempre possibile, qualora sopravvengano nuove e diverse esigenze per entrambi i coniugi di natura personale o patrimoniale e, nella normalità dei casi, si potrà ripristinare la gestione quotidiana concordata, magari con una maggiore consapevolezza e apertura.
Consapevolezza, che parola magnifica. Offre una visione benevola delle esperienze. È agire prendendosi cura, come emerge dalle storie raccontate; essa sta sostenendo ora tanti padri e madri separati nel ritrovare il senso del loro bene comune, i figli, sorreggendoli e aiutandoli a pacificare le relazioni invece che rimanere incastrati in sentimenti e risentimenti della propria storia o di quella di coppia, trasformandosi, con questa nuova solidità genitoriale, in ponti sicuri e solidi per i figli sorreggendosi a ritrovarsi in questo altro mondo.
Ora più che mai i nostri figli avranno bisogno di adulti concreti, consapevoli e capaci di responsabilità perché, finita la paura di questo momento, poi dovremo imparare a convivere e condividere questo cambiamento e occorrerà fiducia, coraggio e speranza per costruire quotidianità, legami e stili di vita più solidali e sostenibili.