Maria Cristina Ladini è una giovane di Santa Giustina interessata allo studio della storia e soprattutto di storia contemporanea. Ha conseguito la laurea triennale in Storia presso l’Università degli Studi di Padova per poi specializzarsi con il massimo dei voti in Storia Contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi, che risale allo scorso anno, riguardante le vicende di Gena Alta nel periodo della seconda guerra mondiale. «Non è facile riassumere una vicenda così significativa in poche righe. Sono molti i particolari che sono emersi da questa ricerca», spiega l’autrice. «È una storia toccante a cui ho voluto dare voce per volontà di memoria e per un senso di giustizia nei confronti dei familiari delle vittime che per colpa di questo epilogo hanno perso i propri cari. Quello che ho compiuto è un lavoro di storia orale che, come già si può intendere dal termine, è quel settore che riguarda lo studio della storia non scritta ma tramandata oralmente, di generazione in generazione.”
Nella tesi si riporta che Gena Alta, paesino del Comune di Sospirolo situato nella Valle del Mis, durante la seconda guerra mondiale era abitato da circa 12 famiglie.
Per la sua particolare ubicazione il paese poteva essere ritenuto un luogo tranquillo ma l’apparente quiete dei suoi abitanti era invece interrotta dalla presenza di truppe tedesche, il cui presidio militare era stanziato a Mas, e dalla presenza di partigiani nascosti tra le montagne. Il 18 novembre 1944 vennero uccisi dai militari tedeschi 5 civili di Gena Alta: Marcello, Mario, Riccardo e Servilio Casanova insieme all’appena diciottenne Angelo Balzan.
Quella mattina era caduta molta neve, costringendo gli uomini a rimanere a casa. Le truppe tedesche sapevano dove recarsi: tra le montagne della Lorezza c’era un covo di partigiani. Gli abitanti erano stati avvisati del pericolo grazie a dei segnali intermittenti della corrente che il centralino di Gena Bassa aveva trasmesso loro all’arrivo delle camionette.
I militari volevano sapere dove fossero i partigiani, ma nessuno si pronunciò. I soldati scelsero così i cinque uomini e li obbligarono a condurli al Cogol de la Loreza, una profonda grotta nascosta sopra Gena Alta, dove i tedeschi sapevano per certo fossero nascosti i partigiani. Una volta arrivati non trovarono nessuno e questo costò la vita a Mario Casanova, freddato sul posto. Gli altri quattro vennero poi riportati in paese dove ad attenderli erano rimasti gli altri uomini, le donne e i bambini che alcuni soldati avevano radunato in un prato. I quattro ostaggi vennero poi allontanati ed i corpi vennero ritrovati il giorno dopo da alcuni ragazzi all’altezza di Gena Bassa.
I soldati invasori, prima di lasciare il piccolo paesino, incendiarono una ad una le abitazioni. Questa triste vicenda segnò per sempre le sorti di una intera comunità, tuttavia, ricorda sempre Maria Cristina Ladini, Gena Alta venne ricostruita ed abitata fino ai primi anni Sessanta.