In questo periodo così difficile per tutta la società italiana emerge forte la figura degli ope-ratori sanitari, il cui lavoro e sacrificio merita la gratitudine di tutti i cittadini. Ripercorrendo la storia, in collaborazione con l’associazione zumellese “Il Feudo”, abbiamo riportato alle cronache la figura di un medico che fu molto amato in Sinistra Piave e nel Feltrino. Parliamo del dottor Gabriele De Battisti che nella comunità di Mel operò per 33 anni, lasciando un ricordo meraviglioso tra i suoi pazienti.
Nato in provincia di Verona nel 1915, si tra-sferì a Feltre all’età di 11 anni e, dopo aver conseguito la maturità al Liceo classico di Bel-luno, si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia presso l’Università di Padova. Gli studi vennero però bruscamente interrotti con lo scoppio del secondo conflitto mondiale nel 1940 quando partì volontario per il fronte greco-albanese, con il grado di sottotenente de-gli alpini. L’8 marzo 1941, durante un cruento combattimento, venne gravemente ferito e, per il suo eroico comportamento, gli fu concessa la medaglia d’argento al valor militare. Trasportato a Milano, dopo una lunga e dolorosa degenza all’ospedale militare, ritornò a casa, riprendendo gli studi interrotti tanto da conseguire la laurea in medicina nel 1944. Dopo alcune esperienze ospedaliere venne nominato medico condotto a Villa di Villa nel 1950; tanto era l’amore per la gente ed il territorio che scelse di rimanerci a vita. Tra i suoi impegni nel 1957 fu chiamato dalle autorità comunali a reggere la condotta medica del 1° reparto (Mel).
Esercitò la professione con una continuità, una costanza, un rigore e un amore mai affie-voliti; proseguì la sua infaticabile opera fino alla fine dei suoi giorni, in virtù di una straor-dinaria vitalità, di un bagaglio di esperienze sempre maggiore, di un aggiornamento co-stante e di un impegno ammirevole, fino a quanto accusò i primi sintomi di un male ine-sorabile che lo stroncò il 5 marzo 1983.
Quando entrava nelle case, a volte senza essere neppure stato chiamato, era sempre sorridente, sereno e paziente tanto da tranquillizzare i malati che da lui ricevevano sollievo e speranza. Oltre al fisico, egli curava il morale dei suoi pazienti e, dopo aver prescritto la cura, li salutava amorevolmente: a uno sussurrava con una parola scherzosa, all’altro infondeva coraggio, dicendo che andava tutto bene e poteva stare tranquillo. Durante i tragici giorni del Vajont, quando furono recuperati da un gruppo di volontari zumellesi una trentina di cadaveri lungo le sponde della Piave, egli, assieme ad alcuni dipendenti comunali e con gli scout di Mel, si prestò affannosamente e pietosamente per alcuni giorni a pulire, rivestire, ricomporre e fotografare ogni salma per il possibile riconoscimento.
In un articolo de “Il Gazzettino” di quei giorni l’opera del dot-tor Gabriele fu così ricordata: “Fece un lavoro completo e perfetto: un grande esempio di quello che doveva essere fatto ovunque”. Sempre pronto a donarsi, senza nulla chiedere per sé, umile, gentile e disponibile, considerava la professione come una missione; e ogni suo atto, ogni suo intervento, ogni sua parola erano ispirati da tanta naturalezza e spontaneità che immediatamente suscitavano in tutti simpatia e corrispondenza.
E come non ricordare anche l’immenso amore del dottor De Battisti per la premurosa e affettuosa signora Natalia, sempre anch’ella al suo fianco, gentile e disponibile in ogni circostanza e a tutte le ore. Il dottor De Battisti amava ripetere spesso una frase che merita di essere ri-cordata e divulgata a coloro che non l’hanno conosciuto: “Mai si è lieti come quando si è compiuto il proprio dovere; mai si è in pace come quando la coscienza approva il nostro operare”.