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Fare a pugni? Un gioco da ragazze!

Kickboxing

Fare a pugni? Un gioco da ragazze!

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Il mondo degli sport da combattimento, che mondo! Pugilato, kick boxing, muay thai e chi più ne ha più ne metta. Sono innumerevoli le palestre in tutto il mondo dove si praticano questi sport e ancor più vasta è la varietà delle discipline, ma la loro frequentazione è per lo più una prerogativa maschile.

Si sa, fare a botte è una cosa da duri, meglio lasciarle agli uomini queste attività. Pettorali gonfi, sudore, occhi neri e tanto testosterone, non sono proprio cose che si addicono a una signorina come si deve. E quelle poche donne che si arrischiano a varcarne le soglie, si sentono spesso come un pesce fuor d’acqua. Ma, udite udite, la fatica e il dolore sono democratiche!

Annullare qualsiasi disuguaglianza sociale è piuttosto semplice: tutti sanno morire di fatica, un principio innato che è vero quanto è vero l’essere umano. I fatti dunque sono questi: chiunque può fare a pugni. Sul ring l’unica differenza la fanno un’ottima preparazione atletica e tecnica, tanta determinazione, autocontrollo e una buona dose di consapevolezza.

E allora perché ci sono così poche donne nelle palestre e sui ring? È l’immaginario comune il problema. Quello di cui si parlava poco fa. E tutte queste ragazze perfette che si vedono sui social media e in televisione. Una minigonna come si deve non si addice a delle gambe piene di lividi dopo una sessione di combattimento. Un bicipite troppo sviluppato può forse apparire sgraziato? Parlare con un paradenti in bocca poi, rischiando di sputacchiare qua e là, non è esattamente una cosa sensuale. E vogliamo parlare del trucco sbavato dai colpi dei guantoni? Perché quando si corre in palestra a sfogarsi, dopo una lunga giornata di lavoro, non sempre si ha il tempo di pensare anche a togliersi il mascara.

In provincia di Belluno ci sono molte ragazze che queste cose le sanno bene, che frequentano assiduamente le palestre per portare avanti il loro sogno e non hanno paura di salire su ring e tatami e dare tutte se stesse. Infatti, le atlete bellunesi non si fanno di certo mancare successi e medaglie d’oro. Come quelle dell’Asd Boxing Club Belluno, guidata dal maestro Claudio Novelli.

No, non si parla di violente o femministe facinorose. Tutto l’opposto. La solita battuta “… allora a te bisogna stare attenti” ha proprio stufato. Si tratta di tante bambine, ragazze e donne normali, che hanno semplicemente una passione che le fa stare bene, la quale presuppone l’uso di fasce, guantoni e paratibie. Loro, quando entrano in palestra, preferiscono curare l’estetica del colpo perfetto, piuttosto che un’estetica alla Chiara Ferragni.

Un giorno mi è capitato sotto gli occhi uno slogan dell’Unicef per la parità di genere: “Quando dici a una bambina di non tirare pugni, potresti mandare al tappeto il suo più grande sogno”. Nulla di più azzeccato. È proprio così che ci si sente di fronte agli immancabili commenti maschilisti da parte di chi di queste nobili arti non sa nulla o quando un uomo non vuole combattere con te per paura di farti male, mentre tu muori dalla voglia di imparare e confrontarti con un avversario nuovo dopo mesi di duro allenamento. E hai tutte le carte in regola per fronteggiarlo senza paura e senza rischio. A dimostrazione che anche le donne possono farlo bene ci sono tante campionesse in tutto il mondo, che portano alta questa bandiera. Per citarne una, la pugile irlandese Katie Taylor, la cui tecnica e tenacia hanno indubbiamente dello straordinario. Si contano sulle dita di una mano gli uomini che la affronterebbero a cuor leggero.

Ragazze, ribellatevi! Come si impara a tenere la corretta distanza dal proprio avversario, è arrivato il momento di prendere la distanza anche da questi stereotipi di genere, perché noi siamo belle anche spettinate e ammaccate ma con quel beato sorriso stampato sulla faccia che abbiamo dopo una liberatoria sessione di sparring con il nostro compagno di squadra. Combattere perché ci piace significa anche combattere per la parità di genere, ne sono certa.

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