«Purtroppo il Covid ci ha costretti a bloccare tutte le nostre attività, ma ci siamo “reinventati” andando ad allietare l’attesa delle persone nei centri vaccinali e la cosa è stata molto apprezzata!». Carmen Reduce, nome d’arte Dottoressa Batù, è presidente dell’associazione Dottor Clown di Belluno che è confederata con Dottor Clown Italia. Quasi sicuramente vi sarà capitato di sentir parlare di queste persone che, con un bel naso rosso e trucchi sgargianti, si impegnano a portare una ventata di allegria tra le corsie o forse li avete anche incontrati tra le mura dell’ospedale,
«È scientificamente provato che il buonumore favorisce il rilascio delle endorfine le quali contribuiscono ad aumentare la soglia del dolore e generare una sensazione di benessere. È stato proprio un medico, Patch Adams, ad avere l’intuizione che far ridere i degenti nei reparti ospedalieri avrebbe portato benefici».
A Belluno operate in tutti gli ospedali e in tutti i reparti?
«I clown sono presenti a Belluno, Feltre, Agordo, Pieve e una volta al mese ad Auronzo. I giorni sono fissi e nelle corsie si va in coppia. Inoltre un sabato al mese c’è un appuntamento con le persone con disabilità del Centro di Cusighe».
Ovviamente è un’attività che non si può improvvisare: come si entra a far parte dei “nasi rossi”?
«In tempi normali, perché questo virus ha stravolto un po’ tutto, ogni due anni viene effettuato un corso residenziale della durata di un week end durante il quale si fa molta introspezione di modo che la persona possa valutare la sua attitudine. C’è poi un tirocinio che dura circa un anno dove l’aspirante clown viene affiancato ad una coppia “anziana”. Si tratta di volontariato, ma ciò non esclude che si debba sempre tenersi in allenamento e perciò annualmente vengono tenuti due corsi di due giorni ai quali i membri devono obbligatoriamente partecipare.
Per il resto, chi entra a far parte del gruppo deve garantire almeno due presenze mensili in corsia. Il tempo che si trascorre tra i malati è relativamente breve: si va in ospedale la sera alle 18 e alle 21 si è già finito, tenendo conto che le varie coppie a fine lavoro si riuniscono negli spogliatoi per un momento di condivisione. L’impegno che quest’attività richiede non è però da poco; potrà sembrare un paradosso ma il lavoro di clown fa preso con molta serietà!».
Oltre che in ospedale, l’associazione svolge anche altre attività?
«Andiamo nei luoghi teatro di gravi calamità o in zone particolarmente disagiate, anche all’estero. Annualmente alcuni clown si recano nelle missioni presenti nei paesi poveri. Facciamo inoltre attività nelle scuole soprattutto di testimonianza. La scorsa primavera, coi bambini delle elementari della scuola “Quartier Cadore”, abbiamo cercato di alleggerire il tema Covid proponendo un progetto di quattro incontri pomeridiani».
Come vengono finanziate le vostre attività?
«Ogni membro paga una tessera annuale che comprende l’assicurazione e contribuisce in parte a rimpinguare la cassa sociale. Altri introiti arrivano dal 5 per mille e dalle offerte all’associazione, sempre ben accette. I clown non possono invece accettare soldi in nessuna forma e invito anche a diffidare se qualcuno travestito da pagliaccio chiede denaro a nome di Dottor Clown».
C’è qualche speranza di rivedervi presto in corsia?
«Nel breve termine la vedo difficile. Abbiamo ovviato alla situazione facendo dei filmati per i reparti pediatria di Belluno e Feltre che venivano mostrati poi ai bambini. Ovviamente non è lontanamente paragonabile all’attività in presenza, ma sempre meglio di niente. Sono appena ripartiti i corsi e invito chiunque voglia entrare a far parte del nostro gruppo a scrivere una mail a dottorclownbelluno@gmail.com, indicando come oggetto “Corso Start” e allegando una breve presentazione. Le persone verranno poi ricontattate».
Far ridere o sorridere le persone o anche solo regalare un momento di leggerezza, in luoghi dove solitamente la sofferenza la fa da padrona, non deve essere facile
«Non tutti i giorni sono uguali, certe volte ci sono situazioni davvero difficili. Faccio servizio a Belluno tutti i venerdì e può capitare talvolta che mi senta più stanca o di arrivare da una settimana sottotono. Ma quando esco, dopo aver smesso la mia divisa e il mio nasone, mi sento sempre felice e carica! Personalmente trovo più appagante interagire con gli anziani che dimostrano di apprezzare ciò che facciamo, mentre con i ragazzini adolescenti bisogna impegnarsi parecchio, ma riuscire a strappar loro un sorriso è una soddisfazione immensa!».