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Fabio Bona

e il suo sogno per un turismo cultural-religioso

Fabio Bona

e il suo sogno per un turismo cultural-religioso

Artisti si nasce. Poi, nella maggior parte dei casi, succede che la vita ti chiede di impegnarti in famiglia, in un lavoro di responsabilità, e che nel frattempo ci sia bisogno di dare una testimonianza civile entrando in Consiglio comunale a Feltre e successivamente in alcune importanti associazioni del territorio. Sì, dentro senti che hai una vena artistica, ma ci sono cose più urgenti da fare, che chiedono la tua disponibilità e la tua generosità. Così l’arte rimane lì, sottopelle, ad aspettar momenti più propizi. È quello che ci racconta Fabio Bona di Villabruna, persona conosciutissima in tutti i settori sopra menzionati, forse un po’ meno proprio nell’arte, o meglio nel “mestiere” di incisore, decoratore, pittore.

Anche per Fabio il periodo della pensione ha favorito la riscoperta e l’amore per l’arte, in particolare quella sacra. Si vede che è una persona dal fine gusto artistico: «Abbiamo dei tesori incredibili sulla porta di casa e i più non lo sanno. Appena riesco, mi ritaglio del tempo per visitare le chiesette affrescate dei nostri paesi, specie in Sinistra Piave, come quelle di Bardies, Colderù, Follo di Mel, Villapiana, l’Eremo di San Donato sopra Ronchena, Cesana, segno di un trascorso di una certa ricchezza; ma anche quella di Umin dedicata a San Marcello. Guardo e scruto gli affreschi, le tele, i dipinti. Un giorno mi è venuta l’idea di portarmi in casa queste immagini, realizzandole su delle ceramiche che in miniatura riproducono le opere di Cesare Vecellio, Marco da Mello e altri artisti. Ho da sempre avuto passione per il disegno di incisione con la tecnica della “puntasecca” incisoria di stampa in cavo. Questo è stato il mio primo amore».

La tecnica usata è venuta per caso. Fabio, dopo aver frequentato un corso di pittura miniaturista, si era cimentato nel dipingere acque santiere con colori ossidi da cristallina e poi passate in particolari forni di cottura a Nove, alle porte di Bassano. Un giorno utilizzò degli acquerelli e chiese a un amico restauratore come avrebbe potuto rimediare all’errore. L’amico gli suggerì di fissare la pittura su piastrella con della cera d’api, che stabilizza e conserva l’immagine senza essere rovinata. Se il finale dell’opera è un passaggio semplice, la realizzazione necessita di pazienza, tecnica, concentrazione, tranquillità, mano ferma, perché l’acquerello su piastrella non ammette errori. La pennellata si asciuga in due secondi.

DEDIZIONE AL TERRITORIO
«Sono molto interessato a comprendere e conoscere le varie figure dei santi che sono protagonisti in queste opere d’arte. Sono attratto dallo scoprire la loro vita, capire perché i nostri antenati fossero devoti a quello o a quell’altro santo, a riconoscere come si rappresenta nelle opere la essenza della loro vita» spiega Fabio.

«Abbiamo un patrimonio incredibile di tesori d’arte, che dobbiamo promuovere di più e meglio. Solo in Umbria ho visto una ricchezza di chiesette affrescate e preziose come le nostre, ma non sappiamo crearci un circuito». Queste chiesette son sempre chiuse, salvo quando qualche associazione locale si industria per aprirle e narrare la loro storia.

«Due solo i grandi doni che la provincia di Belluno ha e che nessuno ci può portar via: le montagne e questi tesori nascosti. Noi dobbiamo promuovere dei percorsi, creare una sinergia tra pubblico e privato per favorire l’attrazione del turismo cultural-religioso, fatto di persone colte, abbienti e che hanno tempo da dedicare all’arte. Il turista in questo caso non può essere il giovane vent’anni. Quest’ultimo deve essere invece colui che accompagna e spiega, che ti porta dal ristoratore che ti accoglie. Se mai farò una mostra, la vorrò fare con questo scopo, creare una testimonianza per far capire alla gente e agli amministratori che abbiamo un tesoro meraviglioso che aspetta solo di essere sviluppato». Noi siamo certi che Fabio ci riuscirà, perché davvero appassionato del suo territorio e delle sue bellezze.

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