Nel passato, nel mondo così come nelle nostre zone, ci sono state gravi epidemie: ce lo ricordano “I Promessi Sposi” del Manzoni, le tante chiese dedicate ai santi Rocco e Sebastiano, patroni contro la peste; alcuni luoghi (come cimiteri o fosse comuni di appestati) ma anche, sul nostro territorio, manifestazioni popolari, come la “menestra de San Dordi” a Sovramonte, ex voto contro la peste del Seicento.
Perché e come si sviluppano?
Piante, uomini e animali per vivere hanno bisogno di energia che ricavano dal cibo. C’è chi si nutre di sostanze inorganiche (acqua e minerali), come alcuni batteri e piante, chi di elementi organici; se per caso rimane qualche area (nicchia ecologica) al momento non utilizzata, essa prima o poi verrà occupata da qualche essere vivente che la sfrutterà per vivere. Possono essere considerate “epidemie”, legate alle piante, la peronospora della vite o la dorifora della patata. Altri riguardano più strettamente l’uomo: il virus dell’Aids che attacca i linfociti (globuli bianchi), quello della TBE (cellule del sistema nervoso) ed oggi il Covid-19 (apparato respiratorio).
La maggior parte delle grandi epidemie sono partite dall’estremo Oriente per diffondersi poi in Occidente e nelle Americhe: in particolare dalla Siberia per le malattie degli animali selvatici trasmissibili all’uomo, come la rabbia o la TBE, dalla Cina per malattie come la peste, il colera, e ora il Covid-19. Ciò avviene dove è molto frequente la possibilità dei passaggi dall’animale all’uomo e viceversa di microorganismi come i virus che possono vivere e replicarsi , a differenza dei batteri, solo all’interno di cellule viventi. La trasmissione per via aerea poi è rapidissima: ricordiamo il virus di varicella, morbillo, influenza.
Ma qual è la storia naturale di queste epidemie?
Il microorganismo patogeno si diffonde sempre più rapidamente, contagiando in breve tempo buona parte della popolazione. Di essa una parte si ammalerà, ma guarirà sviluppando la cosiddetta memoria immunitaria, sarà cioè in grado di difendersi da una reinfezione e una parte potrà morire a causa della malattia o delle sue complicanze; una piccola parte non si ammalerà in quanto il microorganismo non circolerà più nella residua popolazione immune (cosiddetta immunità di gregge). Ci sarà perciò un periodo non epidemico finché i discendenti dei superstiti non saranno più numerosi dei superstiti stessi, avremo cioè una nuova popolazione a maggioranza non immune e quindi suscettibile di infettarsi.
Fino a fine Ottocento, le cause erano sconosciute; c’era solo qualche intuizione che fossero causate da microorganismi, osservati solo verso la fine del secolo: i microbi. Per i virus bisognerà aspettare il microscopio elettronico, dopo il 1930! Non conoscendone la causa, era impossibile trovare un rimedio e difficile ritardarne la diffusione. Fra Quattrocento e fine Settecento, la Repubblica di Venezia fu tra le potenze che più si preoccuparono del problema, istituendo i Provveditori di Sanità con autorità suprema, anche di pena capitale, la quarantena (proprio di 40 giorni!) per le navi in entrata, l’istituzione del Lazzaretto dove isolare i contagiati. Per contrastare l’ingresso del morbo dall’estero, istituisce i restelli di sanità nei passi confinari con l’Austria, cioè posti di controllo, dotati di soldati armati, comandati dall’Ufficiale di Sanità, su persone, animali e merci in entrata. Tutto ciò è ben descritto nel libro “Contro la peste” di Bianca Simonato Zasio (Dbs, 2018).
Alle prime notizie dell’epidemia in Centro Europa, la Serenissima istituisce “La Magistratura alla Sanità”, da cui dipendevano i Provveditori che avevano sede nell’Officio della Sanità in ogni città (da cui poi l’Ufficio Igiene e l’Ufficiale Sanitario). Il Magistrato era quindi come il nostro Commissario Straordinario ed anch’esso emanava “proclami”, oggi Dpcm, ed elaborava strategie difensive.
LE epidemie nel bellunese
Parlando del Bellunese, la prima carta geografica dettagliata della Valle di Canzoi sarà elaborata nel Settecento dall’Officio di Sanità, riportando i restelli ai confini col Primiero e quindi con l’Austria. Malgrado ciò il morbo penetra nel Feltrino, perciò si istituiscono quattro restelli alle porte della città e le “fedi di Sanità” (passaporto sanitario) per spostarsi. Queste misure rallentano, ma non bloccano, l’espandersi dell’epidemia: la gente per vivere deve lavorare e quindi spostarsi (immaginatevi la monticazione delle malghe, la transumanza degli ovini o il commercio del legname mediante fluitazione). Ciò rallenta anche l’economia: iniziano così le proteste contro le autorità e comincia l’altalena fra chiusura ed apertura dei confini: d’altra parte è meglio morire di peste o di fame? Situazioni non così diverse da quella odierna: con i vecchi metodi, oggi chiamati “lockdown”, la pandemia è rallentata, ma non bloccata. Però in poco tempo il virus è stato individuato e classificato, sono stati trovati test diagnostici rapidi e prodotti vaccini, in attesa di un farmaco antivirale specifico.
LE EPIDEMIE NELLA STORIA
Già nella Bibbia i profeti Samuele e Geremia parlano di epidemie di pestilenze in Israele, poi lo storico Tucidide ci descrive l’epidemia di tifo ad Atene nel 430 a.C.: durata 4 anni, causa di morte di circa 1/4 della popolazione.
Fra il 184 e il 165 a. C. la cosiddetta “peste antonina”, dovuta al vaiolo importato dai soldati romani impegnati in Oriente nella guerra contro i Parti, uccide circa 5 milioni di persone.
Il vescovo Cipriano ci descrive il “morbo di Giustiniano”, una pandemia di peste bubbonica che, a partire dal 541 d.C, dall’Egitto giunge a Costantinopoli causando la morte di circa 300 mila abitanti.
Nel 1331 si sviluppa in Cina un’epidemia di peste nera che approda in Crimea nel 1346 e poi a Messina nel 1347 e di lì in tutta Europa: causa 80 mila vittime a Venezia e uccide i 4/5 della popolazione di Firenze.
Fra il 1629 ed il 1633 si sviluppa in Europa un’epidemia di peste, della quale il Manzoni descrive bene le conseguenze a Milano. Nel 1665 colpisce Londra causando circa 90 mila morti e chiude il suo ciclo a Praga nel 1681.
Tra 1816 e 1875 sette pandemie di colera causano il decesso di milioni di persone nel mondo; nella seconda metà del secolo (1855-1899) torna la peste.
Nel 1918 inizia la pandemia di influenza spagnola che, in un anno e mezzo, con una mortalità di circa il 20 % sui malati, fa più vittime della guerra appena conclusa.
A fine anni 50 il picco della poliomielite in Italia. Con riferimento al Feltrino, nel 1956-57 gli ultimi casi registrati.
Nel 1957 inizia in Cina l’influenza Asiatica: durerà fino al 1960 causando circa 2 milioni di morti nel mondo. Anche l’influenza di Hong Kong (1968-69) farà circa 2 milioni di morti.
Nel 1978 una buona notizia: grazie alla vaccinazione, il vaiolo scompare da tutto il mondo e l’OMS non la ritiene a breve più necessaria.
Dal 1981 è in corso l’epidemia di Aids : si è trovata una terapia, ma non un vaccino. Finora ha fatto circa 30 milioni di morti.
Dal dicembre 2019 è in corso la pandemia da Covid-19 che finora ha colpito circa 150 milioni di persone nel mondo (su circa 7-8 miliardi) e causato circa 3,5 milioni di morti; circa 400 mila casi in Italia con circa 120 mila morti su 60 milioni di abitanti.