Io guardo lo schermo – dice quello che guarda lo schermo.
Io guardo dalla finestra – dice quello che guarda dalla finestra.
Io sono connesso con il mondo.
Io sono connesso con me stesso.
Io sono informato su tutto quello che accade.
Io guardo semplicemente il presente intorno a me.
Per accendere lo schermo, a me basta schiacciare un tasto. Tu devi girare e tirare il collo, troppa fatica.
Il panorama che da qui vedo, vale tutta quella fatica.
Lo schermo mi tiene compagnia.
Anche se è spento? Il mondo che guardo mi tiene compagnia. E non mi sento solo.
Dalla finestra vedi sempre la stessa cosa.
Questo lo si può dire anche del tuo schermo. È vent’anni che ci sono gli stessi personaggi dentro.
Grazie allo schermo io so realmente quello che ora sta accadendo.
Io osservo il fuori per comprendere ciò che c’è dentro.
Ma tu sei dentro come me, non puoi uscire.
Ma tu sai realmente qual è il dentro?
Io so quello che devo fare: non devo uscire.
Però non riesci a stare dentro. Hai bisogno che qualcuno, attraverso lo schermo, ti distragga e non ti faccia pensare che sei dentro.
Se guardassi dalla finestra tutto il giorno impazzirei perché comincerei a desiderare di essere là fuori.
Tu desideri già essere la fuori. E sei già impazzito, guardando lo schermo.
Lo schermo mi tiene sveglio.
La finestra mi rilassa.
Quello che ci sta dentro uno schermo è infinito.
Quello che ci sta in una finestra è tutto.
Ora chiudi però. C’è corrente e poi entra troppo rumore, non riesco a sentire quello che dicono dentro allo schermo.
Vorrei spegnessi anche tu, perché non riesco a sentire quello che dicono i miei pensieri.
Cosa hai detto?
Niente, scusa, ho sbagliato soggetto nella frase precedente.