- La politica si fa in piazza – disse quello in piedi, in mezzo alla piazza.
- La politica si fa nel palazzo – disse quello, affacciandosi dal primo piano e guardando la piazza.
- Nel palazzo ci si dimentica della politica, appena ci si siede. Si è troppo occupati ad occupare un posto.
- In piazza si sta in piedi, al freddo. Quello lo fanno già i soldati, e i soldati non sono capaci di far politica. Quelle volte in cui c’hanno provato, è sempre andata a finire male.
- A rimetterci è sempre stata la piazza, non il palazzo.
- La piazza è buona solo per fare il mercato.
- Anche nel palazzo si fa mercato, di voti e di poltrone.
- La piazza non va oltre il comizio e i fischi.
- Il palazzo non va oltre l’ipocrisia e gli interessi personali.
- È la piazza che vota quelli che sono nel palazzo.
- E poi quelli nel palazzo votano le leggi buone per il palazzo, non per la piazza.
- E cosa dovrei fare? Scendere le scale, uscire e mescolarmi a chi è nella piazza? Scomparire là in mezzo?
- La gente sente la necessità di incontrare chi fa politica calpestando lo stesso luogo, non vedendolo in televisione, sui giornali o sui social.
- Anche i social sono una piazza.
- I social sono uno specchietto per le allodole, esattamente quello che serve a chi è nel palazzo per distrarci, e intanto nascondersi.
- Da che mondo e mondo la politica si è sempre fatta in un palazzo. Sia quando c’era il re, sia da quando c’è la democrazia.
- Il re senza piazza avrebbe regnato senza saperlo. La democrazia senza piazza sarebbe rimasta nei libri.
- La piazza ha condannato persino Gesù.
- Perché il palazzo gli ha nascosto la verità.
- La piazza porta disordine. È anche violenta, a volte.
- La politica non è violenta. In quel caso la chiameremmo fascismo, e il fascismo non è politica.
- Nel palazzo la politica sta al sicuro, non si sporca con certi slogan e cartelli di protesta.
- Più che stare al sicuro, la politica là dentro l’avete fatta prigioniera.
- Se tanto la desiderate, allora, perché non ve la venite a prendere?
- Quante volte ci abbiamo provato! Ma è come quando si giocava a pallone nei cortili da ragazzini: si ci divertiva finché qualcuno del palazzo di fronte si affacciava dal balcone, imprecava e bestemmiava, scendeva e quella palla ce la portava via, dicendo che era sua. E la riponeva nell’armadio, per non giocarci mai.