Domenica 27 settembre in mattinata molta gente incuriosita è accorsa per le strade a vedere ed applaudire la “desmontegada” della malga Erera-Brendol. La mandria con campanacci e fiori agghindati è stata accompagnata da alcuni malgari e molti appassionati e, in un paio di giorni, ha percorso il tratto dal meraviglioso ed affascinante altopiano dei Piani Eterni sino alla “casa madre” cioè la bella e nuova stalla in val di Lamen, ove potrà tracorrere l’inverno al caldo, pasteggiando con gli ottimi fieni preparati durante la primavera e l’estate (esiste anche un punto vendita del caseificio).
Annullata la tradizionale adunanza che lo scorso anno ha visto arrivare a Pedavena, presso la birreria, in corteo festoso ed allegro ben sette malghe: Erera-Brendol (Cesiomaggiore), Framont (Agordo) Pien de Vacia (Selva di Cadore) , Campon D’Avena (Fonzaso), Campet e Casere dei Boschi (Pedavena), Vette Grandi (Sovramonte). Ma la famiglia di Bruno Giacometti col figlio Roberto e la storica “Regina” di Erera, mamma Novella De Boni. non ha voluto rinunciare a una consolidata tradizione, facendo tappa e “marenda” a Villabruna.
Ed ecco, dal raccondo dei malghesi due notizie, una buona e una triste: quella buona è che il grande afflusso di escursionisti ha determinato che i prodotti caseari della più bella malga del Parco delle Dolomiti andassero a ruba.
La notizia negativa è che anche lassù il lupo è arrivato: dopo aver curato il “posteriore” di alcune manze dai graffi profondi, in breve tempo è stato realizzato un recinto con corrente elettrica, alto oltre due metri; non si sono salvati invece molti animali selvatici (ma questo sarebbe naturale ed acettabile) tanto che persino i mufloni sono scappati sino a raggiungere le Vette Feltrine ad Est ed alcune carcasse trovate sotto il rifugio Dal Piaz.
Tornado alla desmontega, erano ben 60 mucche e manze che hanno passato le ferie in Erera tornando belle grasse con pelo lucido e in ottima salute. A rafforzare la mandria dei Giacometti anche manze e vacche di Flavio De Paoli, che alleva una trentina di ottimi capi di razza bruna italiana, e del giovane Gregorj Apuzzo, che nella piccola stalla di Lasen ne possiede una ventina. Sarebbe una bella ipotesi, come suggerimento, la gestione dello storico caseificio di Arson.