Le persone che sono nate pigre, che tra scale e ascensore non hanno dubbi di sorta, che nei bei giorni di sole si godono senza rimorsi il conforto della sdraio e non sono minimamente tentati da tutto ciò che possa comportare l’eventualità remota di una rivincita del fiatone e dell’acido lattico non possono capire. Quelli che nemmeno davanti all’inesorabile e ineluttabile crescere del girovita si arrendono all’idea dell’attività fisica, quelli come me, insomma, vedono in quelli come lui ultracorpi mistici parificati a supereroi, con un’ammirazione che sconfina nell’incredulità e nella rassegnata constatazione del proprio limite. Lui è Daniel Cassol, diciottenne di Santa Giustina, studente dell’Itis Negrelli di Feltre, atleta blasonato di ciclocross e bicicletta su strada.
Daniel, in cosa consiste la tua attività sportiva?
Sono atleta di ciclocross d’inverno e di ciclismo su strada d’estate. Il ciclocross è una disciplina che consiste nel percorrere un percorso principalmente sterrato e pianeggiante su strada, sabbia, ghiaia, nel minor tempo possibile. Una gara che richiede uno sforzo fisico importante in un tempo relativamente breve, 40 minuti circa. Un po’ il contrario di quel che succede nella corsa su strada, in cui devi essere sul pezzo in percorsi lunghi e variabili, e correre assieme alla squadra. Se sbagli strategia la strada ti concede più tempo per rimediare; col ciclocross è più difficile, è una gara un po’ senza appello, perché è intensissima e breve.
Con che team corri e che gare fai?
Io sono un atleta del Team DP66 GIANT SMP di Udine, che attualmente è la squadra più forte in Italia con buoni piazzamenti anche nel Campionato del mondo e europeo. È nata intorno alla figura di Daniele Pontoni, due volte campione del mondo di ciclocross. Quest’anno sono stato a Berna in ottobre per la prima prova della Coppa del Mondo e al Campionato Europeo di Silvelle di Trebaseleghe in Italia, accompagnato da un tifo da stadio. Con la bici da strada, invece, corro il Campionato Italiano juniores con i trentini di Campana Imballaggi Rotogal.
Quante gare fai a stagione?
Il ciclocross è una disciplina tipicamente invernale che mi serve anche da allenamento per il ciclismo estivo. Sono circa 20 gli appuntamenti da ottobre a marzo, in giro per l’Italia e l’Europa, poi si comincia con la strada.
Una squadra trentina e una friulana, come fai con gli allenamenti?
Mi aiuta la tecnologia: il mio allenatore Antonio Freschi mi segue con un programma personalizzato; io, alla fine di ogni uscita, gli mando i dati della prestazione e lui mi adatta l’attività. Naturalmente poi ci sono i ritiri e gli allenamenti assieme, dove esce tutta la squadra e definiamo le strategie di gara.
Daniel, e la bici?
(sorride) Io monto una Giant che è sempre in perfetta efficienza grazie a papà, che è anche il mio primo tifoso e viene dappertutto, ma proprio dappertutto, a vedermi!
(Deve sapere il lettore che Daniel è cresciuto a pane e bicicletta: il papà Roberto Cassol, già ciclista di buon livello, è titolare dello storico negozio di biciclette Cicli Sanvido di Cesiomaggiore).
Ci sono tifosi alle gare?
Sempre di più, e ovunque. E tutti fanno il tifo per te, anche se non ti conoscono e non corri per la loro squadra, quando passi c’è sempre un boato di folla, il che ti dà una carica pazzesca. In effetti il ciclismo è uno dei pochi sport al quale riesca la magia di unire tutti i tifosi delle varie squadre in tifosi di uno sport, basti vedere l’affetto e l’entusiasmo che accoglie sempre il Giro d’Italia.
Secondo te, da dove deriva questa comunanza che sentiamo per le due ruote?
Credo sia perché la bicicletta fa parte della vita di tutti noi, fin da bambini. E’ un buon mezzo per spostarsi, silenziosa, ecologica. È umile la bicicletta, non ti chiede nulla che tu non voglia darle. Che tu sia un super atleta o una casalinga che va a fare la spesa, sempre pedalare devi.
Ti alleni tutti i giorni?
Sì, per circa due ore, anche quando fa brutto tempo. Parto da casa mia, e salgo al Passo Croce D’Aune, ma anche al Monte Grappa e per la pedemontana.
Come ti vedi da qui a qualche anno?
Intanto mi vedo come ciclista su strada, disciplina che mi piace di più del ciclo cross. Nell’immediato, ad aprile, mi piacerebbe molto partecipare alla Parigi Roubeaux per juniores, la Piccola Roubeaux con la nazionale italiana.
Che fatica!
Sì, ma a me piace la fatica, e vado sempre contento. Mi piace lo sforzo, il fiato che tiene, il sudore. L’uscirne stanco, ma soddisfatto, anche se magari con qualche strappo muscolare o disidratato.
Sì, per una come me, che considera faticosa anche la bici elettrica, Daniel è proprio un supereroe!