Basta una breve ricerca in rete e si evince che Pechino, capitale della Cina, è la terza città non solo della Cina ma del mondo con i suoi 24.516.000 abitanti oltre che quella più estesa del mondo per superficie con i suoi 16808 km². Una leggera differenza con Limana, con i suoi 3520 abitanti. Ma le differenze sono tante, non solo numeriche, a iniziare da quelle culturali. Lo sa bene Elisa Roldo, limanese (come avrete capito), laurea magistrale in interpretariato e traduzione alla Ca’ Foscari col massimo dei voti e impegnata nel mondo della comunicazione e degli eventi.
L’esperienza in Cina, durata sei mesi, è avvenuta durante la triennale in lingue, culture e istituzioni dell’Asia e dell’Africa, perseguita sempre a Venezia cinque anni fa. In questo contesto, Elisa ha intrapreso un programma di scambio alla Beijing Capital Normal University di Pechino.
«Si è trattato di un’esperienza importante, la prima all’estero e in una città, che definirei attraente ma allo stesso tempo alienante per la sua grandezza», ci racconta Elisa, che oggi ha 27 anni. «Diciamo che mi ha permesso di apprendere valori diversi rispetto alla mia cultura e anche di rivedere i miei piani di vita in merito agli interessi». Una tipologia di viaggio, dunque, consigliata a qualsiasi studente perché permette di conoscere mondi nuovi e usi e costumi ben diversi da quelli occidentali.
«Io e la mia compagna di studi di Venezia siamo state assegnate a classi miste all’interno di una struttura che ospitava diversi spazi, dalla mensa alla palestra, non solo al fianco di studenti cinesi ma bensì provenienti da tutto il mondo, ad esempio coreani, russi, arabi, ecc. In mattinata si faceva lezione fino a pranzo, con conversazioni e letture di comprensione sempre in cinese. Al pomeriggio c’erano materie a scelta, come calligrafia cinese, che è quasi una branca artistica in quanto a tecnica».
Un approccio non facile, anche per la giovane età, ma che si è rivelato un po’ meno rigido già dopo il primo mese. In ogni caso c’erano compiti in classe anche nel pomeriggio e davvero poco era il tempo a disposizione per lo svago.
«In quei pochi momenti comunque sono riuscita a visitare la città e anche a spostarmi, ad esempio nella Mongolia interna e a Shangai, approfittando delle festività».
Come dimenticare l’escursione nel deserto del Gobi, forse un po’ troppo turistico (il giro in cammello, il furgone con cui saltare le dune…), ma anche affascinante così come altre zone ricche di cultura e tradizione.
E il cibo? «Beh, è molto diverso da quello dei nostri ristoranti cinesi, che non amo particolarmente», rivela Elisa. «Lì invece si trovavano cibi locali interessanti, come i ravioli a vapore nei negozietti, certo tutto molto saporito e piccante». E poi non sono mancate esperienze particolari e irripetibili, come l’accoglienza in un paesino di montagna, poco fuori Pechino, tra i cortili ricoperti di pannocchie e le mele a fettine disposte a essiccare sui tetti per poi fare il tè: un’accoglienza in grande stile riservata agli europei con petali di rosa fritti e festoni rossi! Ancora, in un luogo di culto, non è mancata la divinazione di un buddhista cinese (in un dialetto locale molto stretto!).
Al ritorno e negli anni a seguire, fino a oggi, molte sono state le esperienze di Elisa nel campo dell’organizzazione di eventi, in area trevigiana, molti dei quali legati a temi ambientali e di sostenibilità, a lei molto cari; ancora, l’esperienza nelle risorse umane di una grande azienda bellunese e l’impegno nel campo del volontariato e nel servizio civile. In tale contesto si è avvicinata anche al mondo delle carceri minorili con un progetto legato all’educazione alla legalità. Infine, è appassionata di arti marziali (kickboxing, Muay thai, Taekwondo). Si è avvicinata anche al mondo de “Il Veses” raccontando del suo paese e, nelle prossime pagine, potete leggere proprio un suo lavoro!