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Considera la lampuga

il Giro d'italia visto con occhi diversi

Considera la lampuga

il Giro d'italia visto con occhi diversi

Per la prima volta nella sua storia quest’anno il Giro non coinciderà con l’euforia degli ultimi giorni di scuola, con il sole tiepido di maggio, con il volo delle prime lucciole. Anche il Giro ha dovuto reinventarsi, rinunciando a una parte di sé – come tutti noi.

Però, non si tiene abbastanza conto della lampuga, che all’inizio di ottobre si avvicina alle coste per riprodursi.
Sembra un piccolo capodoglio iridescente: da uno dei tornanti che portano all’Etna, primo arrivo in salita, si potranno intravedere dei lampi dorati guizzare fuori dall’acqua, a caccia di pesci volanti. Se il Giro fosse partito a maggio, è uno degli spettacoli che ci saremmo persi.

Poi c’è il bramito dei cervi in amore. A Roccaraso, nona tappa, la notte prima della battaglia sull’asfalto si potrà assistere a un altro combattimento, la cui eco esce dai boschi e satura tutto il panorama sonoro. Oppure il delicato bagliore dei larici che, quando i corridori saliranno lungo lo Stelvio, appariranno come tanti piccoli incendi immobili, in mezzo al verde scuro delle conifere.

Il Giro d’Italia è sempre stato un sogno e lo è ancora oggi, in quest’inedita edizione autunnale in cui le tappe sono i punti di un abile rammendo: più fitti in Sicilia e sull’arco alpino, più distesi e aperti lungo la dorsale dalla Puglia al Veneto, come aiutassero lo stivale a ritirarsi in piedi. Proprio per questo, stavolta è un sogno ancora più grande. D’altronde, “l’autunno è solo l’altra faccia della primavera”.

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