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Colonia permanente a Villa Patt

Colonia permanente a Villa Patt

Fu voluta e istituita nel 1928 dall’ONMI di Venezia, grazie alla sua direttrice Maria Pezzè Pascolato, recuperando quello che era stato il celebre grand-hotel vandalizzato durante la prima guerra mondiale. L’Opera Nazionale Maternità e Infanzia era stata creata dal Fascismo per intervenire in favore delle madri e dei bambini di condizione povera o modesta.

A Villa Patt venivano ospitati per l’intero anno scolastico bambini soprattutto della provincia di Venezia. Durante l’estate, mandati a casa gli alunni permanenti, funzionava da colonia estiva con vari turni di circa 70-80 bambini alla volta (in epoca fascista addirittura centinaia). Di solito arrivavano a Bribano col treno e poi venivano portati a Villa Patt con le corriere della ditta Buzzatti.

Nel corso dell’anno scolastico c’era un grande via vai di alunni per cui appare difficile fare delle statistiche. Per avere un’idea, nell’a.s. 1930-31 (quando Villa Patt era denominata scuola rurale a sgravio) frequentavano 80 alunni di cui 9 orfani di entrambi i genitori, 26 orfani di un genitore, 21 di padre ignoto. Su 14 frequentanti la classe 1a (di cui due di anni 8, due di 9 e uno di 10) ne furono promossi 6; su 21 di 2a (di cui sei di anni 9, cinque di 10 e uno di 11) ne furono promossi 17; su 18 di 3a (di cui cinque di anni 11, cinque di 12 e uno di 13) ne furono promossi 12; i 15 frequentanti la 4a (di cui sei di anni 11, quattro di 12 e due di 13) furono tutti promossi; su 11 esaminati di 5a (di cui uno di anni 13, uno di 14 e uno di 15) ne furono promossi 10.
Ci fu un periodo in cui a Villa Patt esisteva anche una fanfara: un’insegnante ne fa menzione nel suo diario scolastico in data 22 aprile 1937 quand’era prevista una sfilata.

Anche dopo la 2a guerra mondiale il numero dei presenti si aggirò sull’ottantina: i bambini continuavano ad essere scelti tra le famiglie più problematiche (padre o madre in carcere, genitori separati, orfani o figli illegittimi). Durante l’estate, quando gli alunni rientravano a casa, capitava pure che qualcuno dovesse tornare subito a Villa Patt perché rifiutato dai familiari. Alcuni di loro restarono nella colonia fin quasi alla maggiore età, con un incarico lavorativo, e qualcuno anche in età adulta.

Ad ogni bambino, appena arrivato a Villa Patt, fatta la doccia, veniva esaminata la testa per accertare l’eventuale presenza di uova di pidocchi; se trovate, si lavavano i capelli col petrolio fasciando poi il capo a mo’ di turbante.

Circa le condizioni di vita dei bambini in colonia, si può operare una netta suddivisione in due periodi: quello che vide la direzione fino agli inizi degli anni 60 del secolo scorso di Iole Germani Henderson e il successivo, quando gradualmente nell’arco di un quindicennio l’ONMI si avviava verso la fine (sarà soppressa nel 1975).

Le persone anziane ricordano ancora l’ordine e la disciplina dei bambini di Villa Patt, con le loro divise comprendenti anche la mantellina scura d’inverno, ai tempi della direttrice Germani e la vergognosa trascuratezza ben evidente dopo di lei. Infatti, negli anni 60 e 70, mentre vitto, insegnamento e pulizia si mantennero su un buon livello, i bambini, senza le divise, col vestiario magari rattoppato e con scarsissimo ricambio, quando uscivano in passeggiata erano l’emblema di un ente ormai in disarmo.

Nell’ultimo quindicennio quei poveri bambini furono pure privati dei giochi (niente palloni o bambole per giocare): erano tutti sotto chiave negli armadi, compresi quelli regalati dalla gente quando furono portati a Villa Patt con l’elicottero i bambini delle zone agordine colpite dall’alluvione il 4 novembre 1966. Ogni tanto qualche bambino fuggiva: puntualmente veniva ritrovato dopo affannose ricerche lungo la ferrovia in direzione di Feltre.

Annesso alla colonia c’era pure un podere, con stalla, fienili e casa dei contadini. Avevano una ventina di vacche che davano 70 – 80 litri di latte al giorno che, tolto quello destinato alla colazione, veniva portato alla latteria di Sedico. C’erano poi vitelli, 5 – 6 maiali, tanto pollame vario. Tre erano gli addetti all’agricoltura e all’allevamento: si lavorava prima utilizzando un cavallo e poi fu acquistato un trattore. Venivano coltivati pure molti ortaggi. Oltre alla direttrice e alle insegnanti, c’erano le inservienti, la cuoca, l’infermiera, le guardarobiere. Periodicamente arrivava il medico a visitare i bambini; la domenica un sacerdote veniva a celebrare la messa. In epoca fascista, data la scarsità di acqua per la lavanderia, si prelevava dal vicino Cordevole quella occorrente poi, con un rumoroso motore, pompata fin su a Villa Patt.

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