Giorgio Zanninello è un eclettico 54enne appassionato di fotografia e disegno, originario di Jesolo, arrivato a Trichiana per amore di una donna e rimasto per amore delle montagne che qui sono più vicine. Scopro da Internet che sta facendo un viaggio in bicicletta nel sud Italia, ma quello che attira la mia attenzione sono le foto che posta: niente paesaggi, niente monumenti, niente centri storici. Incuriosita da questa scelta, gli chiedo se ha voglia di raccontarmi la sua esperienza e a pochi giorni dal suo rientro me lo trovo di fronte.
Premessa: so che per te viaggiare in bicicletta non è solo questione di fitness o di fare una vacanza diversa, ma una vera e propria scelta di vita…
Esatto, quattro anni fa ho deciso di dire addio all’auto per dare il mio piccolo contributo alla salvaguardia di questo bistrattato pianeta. Mi sposto solo ed esclusivamente in bicicletta, con qualsiasi tempo e qualsiasi temperatura. In bici vado al lavoro, a fare la spesa, a trovare i miei genitori, in vacanza… All’inizio non è stato facile, ci sono cose alle quali si deve giocoforza rinunciare, abitudini da rivedere, progetti da ridimensionare, ma ci vuole poco a comprendere che i vantaggi sono maggiori degli svantaggi.
Ora però veniamo al motivo principale di questa chiacchierata: il tuo tour in bicicletta.
I miei viaggi, ovviamente questo non è il primo, prendono sempre il via senza una meta precisa e senza un programma. Stavolta sono partito da casa intenzionato a salire sul treno a Busche. Però c’era il bus sostitutivo che per fortuna ha caricato pure la bicicletta e a Montebelluna ho fatto il biglietto per Chioggia, ritrovandomi però a Rimini per aver sbagliato convoglio. Da lì ho cominciato a pedalare verso sud andando dove mi portava il mio istinto o, più spesso, chiedendo informazioni alle persone che mi hanno indirizzato verso luoghi che nessun Google Maps avrebbe mai potuto indicarmi e su strade sconosciute ai Gps. Il contatto umano è stata la cosa più bella e incredibile di questo viaggio. Ho capito che esso è parte integrante delle nostre vite e forse la cosa più importante e gratificante, specie dopo l’isolamento cui ci ha costretti il Covid.
Dove hai dormito? E da cosa era composto il tuo bagaglio?
Mi sono portato appresso la tenda per tutto il viaggio ma non l’ho mai usata. Ho sempre dormito all’aperto, su una stuoia sotto le stelle, possibilmente nei pressi di una doccia dove lavavo anche pantaloncini e maglietta che ritrovavo al mattino asciutti e profumati. Facevo colazioni abbondanti, durante la giornata mangiavo la frutta che acquistavo dagli ambulanti e la sera cercavo di trovare piccoli ristorantini lontani dalla folla dove poter anche scambiare qualche parola con la gente del posto. Il cellulare l’ho usato solo per aggiornare il mio “diario di viaggio” con qualche foto mentre i miei pensieri e le mie riflessioni li annotavo ogni sera prima di dormire su un taccuino.
A proposito di foto: le tue ritraggono persone, insegne, tabelle, edifici. Di certo non sono le classiche “foto delle vacanze”
Certo che no, foto di spiagge e tramonti se ne trovano a bizzeffe su Internet. Il mio è un elogio alla lentezza la quale permette di vedere cose che normalmente passano inosservate. Ho imparato che se non si è condizionati dall’orologio, dalle medie e dai chilometri, cose come caldo, stanchezza e fatica diventano irrilevanti. So che oggigiorno, dove impera la velocità in tutti i settori e dove qualsiasi fuori programma diventa un dramma vivere lentamente è una cosa difficile da porre in atto, ma ne vale davvero la pena!
Ci saranno sicuramente stati momenti belli e altri magari in cui ti sei trovato in difficoltà…
In realtà di momenti difficili non ne ho avuti: non ho bucato, non ho preso pioggia, non ho avuto incidenti di sorta. Ogni mattina mi svegliavo pieno di entusiasmo per quello che mi attendeva, e questa mia predisposizione d’animo mi ha sempre permesso di cogliere il meglio da ogni situazione e di vivere esperienze straordinarie! Ad esempio a Napoli ho chiesto informazioni ad un distinto signore che si è rivelato essere un professore universitario in pensione, il quale mi ha accompagnato per la città facendomi da cicerone. Quando mi sono trovato nel punto più a sud della penisola, ammetto di aver pianto per l’emozione di essere arrivato così lontano senza averlo programmato, lasciando che fosse la strada a decidere per me.
So che hai un messaggio che col tuo esempio vorresti dare ai giovani…
Io non pretendo assolutamente che di colpo tutti smettano di usare l’auto, ma mi piacerebbe che con piccoli gesti ognuno prendesse consapevolezza di ciò che può fare per l’ambiente, cominciando col condividere la macchina o usando più spesso i mezzi pubblici. Sono cose che ci privano di un po’ di libertà, ma, se andiamo avanti di questo passo, entro breve ci priveremo del mondo in cui viviamo.