Dove si conclude la Gola dei Castei, poco più in là a La Muda, si conclude anche l’Agordino. La Valbelluna, col territorio del Comune di Sedico, si spinge verso settentrione, interessando i due gruppi montuosi che accompagnano verso nord la Valle del Cordevole: i Monti del Sole e la Schiara. Dicono che persino la Gusela del Vescovà, che guarda verso la Val Belluna dai crinali della montagna in cui essa sorge, si trovi in Comune di Sedico.
Lungo la Valle del Cordevole la storia ci dice vi fossero nel lontano passato alcuni ospizi (domus hospitalis) sorti per l’accoglienza dei pellegrini e comunque di coloro che percorrevano la valle. Sulla sinistra idrografica del torrente l’ospizio del Peron e quello di Candaten, lungo una via che potremmo chiamare “bellunese”. Sulla destra San Marco di Vedana (divenuto successivamente Certosa), San Gottardo, forse i Salet e, poco a valle dell’imbocco della Gola dei Castei, Agre. Il numero maggiore di ospizi potrebbe indicare un maggiore passaggio di persone, forse dovuto alla presenza delle miniere di Val Imperina sullo stesso versante. Questa seconda via – che potremmo chiamare degli Ospizi, o feltrina o drusiana (da Druso) – in tempi recenti ha rivelato la sua età autentica attraverso i siti archeologici di Val Pegolera e del Colaz, i cui reperti ritrovati risalgono in certi casi a oltre 3000 anni fa.
A La Stanga, poco a monte di Candaten, la storia ci dice invece, come dopo la metà del 1800 sia sorta una locanda di proprietà Segato, ma gestita da Giuseppe Zanella. La Stanga divenne ben presto luogo importante per il passaggio e la sosta dei viaggiatori.
Nel 1893 il fabbricato in affitto sarebbe stato acquistato dal Zanella, i cui interessi economici si svilupparono ulteriormente nel tempo, anche dopo la morte del capostipite avvenuta nel 1901, legandosi via via alla produzione del carbone di legna, ai tagli boschivi, all’alpeggio. Sappiamo peraltro che anche sul Col Pizzon – un prolungato dosso boscoso che si stacca dal Piz de Mez, che precipita con ragguardevoli pareti rocciose a sud verso la Val Pegolera e scoscende con minore determinazione verso il Cordevole sostando alquanto sul declinante Col Fagarei – sulla sommità di quest’ultimo colle, la famiglia Zanella vi aveva acquisito dei terreni e costruito un villino, luogo di “villeggiatura” estiva per ricchi del tempo che si dedicavano al passatempo della caccia.
Oggi questo fabbricato collocato ad una quota inferiore ai 1000 m, è noto come Casa Buzzatti che non ha niente a che vedere col casato di Dino Buzzati che sembra però essere stato ospite più volte in questo luogo, attualmente di proprietà del Demanio Forestale.
Buon punto panoramico, oggi è disturbato da un eccesso di vegetazione cresciuta senza misura e senza controllo; la casa costituisce uno dei rari luoghi di sosta nell’ambito del selvaggio gruppo dei Monti del Sole ed è meta di appassionati che vogliono salire sulla cima del Col Pizzon o cimentarsi nel percorrere alcune delle cenge che incidono il versante del colle rivolto verso la Pegolera.
Il volontariato di alcune persone ha finora tenuto in vita il luogo e la casa. Ci piace ricordare un nome su tutti, quello di Gianni Viel, che, dopo Vaia, ha ripristinato i sentieri che vi salgono e ha sfoltito un po’ la prevaricante vegetazione dedicando decine di ore del suo tempo. Ma a volte il volontariato non è sufficiente a tenere in vita luoghi e case già vissuti. Alle volte giunge anche l’ora o meglio l’obbligo di intervenire da parte dei nuovi proprietari e delle istituzioni cui il nostro Gianni si è peraltro già rivolto, affinché Casa Buzzatti venga sistemata e venga riconosciuta come bivacco.