Un filo sottile accomuna i testi che raccontano dei borghi di Frontin e di Cavassico a Trichiana, frazioni del comune di Borgo Valbelluna che rivelano una comune passione per la maestria e l’arte. Sia l’arte antica del casaro che, rientrate le bestie dall’alpeggio, ne cura e lavora il prodotto trasformandolo in un paradiso del gusto, sia il paziente e avveduto mezzadro che dissoda e cura le terre del padrone che producano in abbondanza prodotti da conservare nei granai della villa. E si aggiunge il massaro che quella villa l’ha costruita con i suo i eleganti ornamenti e alloggi, e non ultimo il giovane studioso e appassionato di architettura che ha dedicato la propria vita ad approfondire il valore e la funzione di queste antiche costruzioni di pregio, fissandole nei suoi scritti, perché il loro valore permanga nel tempo e sia noto agli studiosi di architettura.
Ognuno a suo modo ha omaggiato la propria terra esercitando la propria arte, dimostrando così l’amore per il proprio lavoro e la vita della valle vista nella quotidianità e nelle sue specificità. In alcune mansioni prevalgono il sudore, la rinuncia, la fatica, la sottomissione, in altre la vivacità e la leggerezza di pensiero che mani altrettanto operose traducono in segni perenni. Quelli che ritroviamo nelle fontane, nelle chiese, nei capitelli e nel loro modo di ornare un mondo che cambia. Ai giorni nostri non più carri e buoi lungo quelle strade sterrate ma mountain bike o bici elettriche a bordo delle quali ciclisti solitari o gruppi di appassionati si avventurano lungo le numerose dorsali prealpini alla ricerca di paesaggi mozzafiato. E allora il borgo che sembrava chiuso si apre e sui gradini delle sue vecchie case, all’ombra di caratteristici poggioli, si può sostare e scoprire le bellezze di una valle ricca di tesori.