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Adriano Merlin di Meano

l'artigiano della carne

Adriano Merlin di Meano

l'artigiano della carne

Ferragosto è per antonomasia la giornata simbolo della stagione estiva, il suo centro, lo spartiacque; é la ricorrenza religiosa dell’Assunzione di Maria e anche quella dedicata al rito più pagano della grigliata all’aperto.

Proprio in questa giornata l’anno scorso il nostro Adriano ci ha lasciato,in punta di piedi con discrezione, essenza del suo animo. Persona equilibrata ma anche riservata quel tanto che basta, doti sicuramente acquisite nello svolgimento della sua professione. Sì perché per “farti i clienti” devi possedere queste qualità; oltre che affidarti ai consigli sulla scelta del prodotto, infatti, questi spesso ti affidano anche le loro confidenze. Per questo Adriano era profondo conoscitore della nostra gente e, se volevi capire Meano e frazioni, lui era la persona giusta con cui parlare. Possedendo inoltre anche un’ottima memoria, proprio da lui ho avuto spunti per stendere alcuni miei articoli per “Il Veses”.

Mi forniva riferimenti, date, episodi, personaggi che altrimenti sarebbero caduti nell’oblio della memoria collettiva. Adriano, meanese Doc, inizia giovanissimo a lavorare e lo fa alle Fornaci Meano, nell’omonima frazione, e all’età di soli 17 anni, come altri paesani, prende la via dell’emigrazione nella vicina Svizzera dove vi rimane per ben 5 anni.
Rientrato a Meano, per un anno lavora come garzone all’Osteria Casoni, gestita dall’Agnese Casot con il marito Ugo Marin. Nel ’63 gli si presenta l’occasione della vita,quella di prelevare la macelleria del paese, gestita dalla Maria Casoni. Da allora e fino al ’97, anno del meritato pensionamento, sarà costantemente presente nel locale di via Ramentera a svolgere quel mestiere, con passione e competenza, affiancato dalla moglie Bruna che lo ha costantemente supportato. Il suo nome è legato alla nostra memoria e a quella di quanti negli anni hanno frequentato la Sagra del Ciclamino. Infatti una delle peculiarità maggiori a garanzia della Festa erano le gustose salcicce create con le sue abili mani, nonché le tenere braciole di prima qualità. Accanto a questi due prodotti poi nel negozio trovavi anche cotechini, figàdet e salami, in particolare le famose storte.

Adriano coltivava anche la passione per la caccia che condivideva con il fratello Elio e altri amici tra cui Sergio Burlon. Con loro condivideva la passione per i cani, curando meticolosamente il loro addestramento, ma anche alcune battute che duravano l’intero giorno sui nostri monti, spingendosi su quasi fino alle loro cime.
Più che la caccia alla selvaggina era il piacere di condividere momenti di allegria con gli amici, rallentando il rientro a casa fermandosi in qualche osteria fra battute, barzellette, prese in giro, aneddoti ecc.

Non ha fatto mancare la sua adesione alla locale Sezione dei Donatori di Sangue, conseguendo la medaglia d’argento. Nonostante la sua espressione quasi sempre seria e composta, in occasione del Carnevale, partecipava con trasporto alle varie iniziative del paese, facendo emergere la parte goliardica del suo carattere.

In via Ramentera, con la presenza di altre attività in una cinquantina di metri,si era creata anche una sorta di compagnia del goto dela stafa (di solito poco prima di mezzogiorno), che vedeva la presenza di Marcello il fabbro, Albino (Polentin) calzolaio, Italo il barbiere e altri per un momento di relax. All’atto del pensionamento aveva passato il testimone al figlio Walter che fino a poco tempo fa ha portato avanti la tradizione delle salcicce e delle storte,con quel tocco di bontà che egli aveva saputo creare.

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