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A sQuola s’impara

a lezione di contemplazione

A sQuola s’impara

a lezione di contemplazione
Contemplazione della natura

Contemplare l’umanità. In questi tempi così bui credo si sia persa la capacità di contemplare gli esseri umani. Fermarsi e osservare, accorgersi di chi abbiamo davanti, di chi incontriamo, di chi anche solo per un momento entra nella nostra vita. Una vera e propria contemplazione che ci possa permettere, come accadeva tempo fa, di riconoscersi gli uni negli altri come essere umani.

Mi fermo e contemplo il volto di quella ragazza di colore che accompagna il fratello a scuola. Mi fermo e contemplo un bambino con disabilità che sorride nel vedere due amici che si rincorrono per poi giungere da lui. Mi fermo e contemplo il silenzio di quell’anziano in coda alla cassa del supermercato. Mi fermo e contemplo il colore della cravatta di un impiegato che beve il caffè al bar prima di entrare in ufficio. Contemplo due donne che si tengono a braccetto mentre camminano. Contemplo gli studenti che scendono dall’autobus insieme alle loro chiacchiere di fine mattinata.

Mi fermo e contemplo una persona seduta su un muretto che guarda un gatto appena più in là. Mi fermo e contemplo un uomo accigliato che legge il giornale. Tre amici che giocano a carte senza guardarsi mai negli occhi. Una donna sui tacchi che cerca qualcosa nella borsetta. Contemplo quel ragazzo che zaino in spalla guarda verso la cima della montagna.

Mi fermo e contemplo il respiro di un bambino che dorme. Contemplo un prete in preghiera. Un straniero che guardando la tv in un locale intanto gira una cannuccia in un bicchiere. Contemplo una persona incrociata per strada cinque minuti prima e che ora ritrovo in attesa di prendere il pane al banco. Mi fermo e contemplo un bambino che passa in bicicletta neanche fosse in testa al Giro.

Contemplo un padre che in passeggiata conduce una carrozzina. Contemplo un volto triste di una persona di passaggio. Mi fermo e contemplo una ragazza con le cuffie che sembra sorridere di ciò che ascolta. Contemplo altri esseri umani. Mi prendo il tempo per farlo. E ciò mi permette di riconoscerli e di riconoscermi in loro. Ormai abituati a guardare facce alla tv o gli schermi dei nostri smartphone, non alziamo più lo sguardo per contemplare la realtà. Ci basiamo su quanto ci è stato detto prima, su quanto abbiamo letto, sul sentito dire, sulle prime impressioni. In questi tempi bui, in cui i governanti ci stanno mettendo gli uni contro gli altri, facciamo una rivoluzione spicciola: fermiamoci a contemplare gli altri esseri umani. Come faremo con un paesaggio alpino o con un tramonto a fine città.

Perché non siamo più in grado di riconoscerci gli uni con gli altri come esseri umani, e per questo, identici nel nostro esistere? Perché in questo non riusciamo veramente ad essere come dei monaci, fermi, in bilico su una rupe, che in silenzio ammirano e contemplano quanto di più bello ci è stato donato: la vita?

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